Berlusconi “Pierino” e Meloni stressata

Non ce la fa. L’impressione è che Silvio Berlusconi non si rassegni all’idea di un governo di centrodestra che non sia guidato da lui, o peggio ancora da un’esponente di un altro partito per giunta donna. Certo, da qui a far nascere crisi internazionali ce ne corre. Fatto sta che il leader di Forza Italia, la più debole fra le tre stampelle della maggioranza, dal giorno del discorso di insediamento di Giorgia Meloni in Senato, anzi, anche prima, non è riuscito a contenersi. Prima il mancato voto a favore di Ignazio La Russa presidente di palazzo Madama, poi gli appunti “rubati” (?) con giudizi poco lusinghieri sul presidente del Consiglio. E la rincorsa era partita da lontano con la contrarietà alla mancata nomina ministeriale di Licia Ronzulli, fedelissima del Cav. Da lì è stato un crescendo quasi rossiniano di Berlusconi.

I dubbi sulla mancata conferma del taglio delle accise sulla benzina, i distinguo sulla giustizia (tema rovente dentro il centrodestra) per il caso Cospito e non solo, ora le perplessità sullo stop al superbonus edilizio. Ma la più grossa di Berlusconi resta quella delle dichiarazioni rilasciate al seggio per il voto delle regionali in Lombardia, quando l’ex presidente del Consiglio aveva detto che se fosse stato ancora tale non avrebbe mai incontrato il “signor Zelensky” e fornito una sua lettura della guerra piuttosto benevola nei confronti di Putin, con l’auspicio di una pace veloce.

Già questo è bastato a isolare Forza Italia dentro il Partito Popolare Europeo e a mettere in difficoltà Meloni, impegnata a accreditarsi senza se e senza ma nei confronti delle occhiute cancellerie occidentali (Usa in testa). Ma poi ci si è messo pure il capo dell’Ucraina che ha risposto per le rime al Cavaliere, accusandolo di non essere consapevole della tragedia della guerra. Quest’ultimo non gliele ha mandate a dire e ha evocato i suoi trascorsi di sfollato durante il secondo conflitto mondiale. Peraltro Berlusconi, secondo alcune letture, avrebbe colto i proverbiali due piccioni con una fava: oltre a disturbare la manovratrice si sarebbe sintonizzato con buona parte degli italiani, che alle sorti dell’Ucraina e della democrazia occidentale, antepongono valori più “prosaici” quali le bollette e il carovita.

Può anche essere, però, che la “deviazione” dalla politica estera, peraltro piuttosto fluttuante viste le divisioni nella maggioranza sull’invio di nuove armi a Kiev, sia solo l’ennesimo pretesto del Cavaliere per fare il “Pierino” e comunicare che a lui, fondatore e padre più che nobile del centrodestra, questa storia di Meloni premier non va proprio giù. Come se l’inquilina di palazzo Chigi non ne avesse già abbastanza delle scivolate di alcuni suoi ministri (Valditara docet) e degli esponenti del suo partito alla Delmastro e Donzelli. Ed ecco che, le numerose assenze per influenza degli ultimi tempi accendono i rumors sull’ipotesi che Giorgia sia già arrivata alla frutta e non riesca più a reggere la pressione, così come è successo alle prime ministre di Nuova Zelanda e Scozia che hanno lasciato l’incarico.

L’impressione è che alla fine la nostra presidente del Consiglio terrà duro e il suo governo andrà avanti. Ma non avrà vita facile. La situazione è talmente magmatica che Matteo Salvini neppure si disturba a vestire la felpa da guastatore e continua nella parte del bravo ministro in grisaglia. Tanto il lavoro lo stanno facendo altri. E sullo sfondo resta la profezia di Matteo Renzi, che, nonostante i risultati elettorali poco esaltanti, di queste cose se ne intende, per cui il governo Meloni cadrà dopo le elezioni europee, in programma il prossimo anno. Per fortuna almeno per qualche giorno, terranno banco le primarie del Pd, che, almeno come arma di distrazione di massa funzionano sempre.

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