Como: la ciliegina,
il pasticcere e la torta

La ciliegina sulla torta dei proverbi è una cosa molto decorativa, ma poco utile. Nel caso di Como si potrebbe comparare con la brillante trovata di costruire un sottopasso alla stazione Borghi che non consente però di scansare il passaggio a livello davanti alle cui sbarre chiuse chi deve transitarvi tutti i giorni sciala scampoli di tempo e vita.

Il problema è aggravato anche dalla qualità della torta, l’amministrazione comunale in carica, un tantino insapore per non voler essere cattivi e ricorrere al termine stantia. E ci sarebbe poi anche la questione del pasticcere, cioè il sindaco Mario Landriscina, non intenzionato a lasciare il laboratorio in cui (non?) opera da quasi quattro anni, anzi a volerlo occupare anche per i cinque successivi alla scadenza dell’incarico, nella primavera 2022. Appare quantomeno bizzarra l’idea del primo cittadino di puntare al bis, dopo aver dato ben pochi segni di sé nel primo mandato. Nulla da dire sulla persona: in veste di responsabile del Servizio di emergenza e urgenza sanitaria ha dato un’ottima prova. Ma forse la fascia tricolore non è un abito della misura adatta a lui. Bizzarra l’ipotesi di permanere a Palazzo Cernezzi anche alla luce dei numerosi e pure comprensibili momenti di sconforto manifestati durante l’attuale esperienza, per tacer del sostegno quantomeno tiepido di alcuni esponenti della lista civica da lui voluta e costruita.

Landriscina si sarebbe detto disponibile a chiedere di nuovo i voti dei comaschi per l’elezione a sindaco in cambio del sostegno di tutti i partiti dell’attuale maggioranza. Forse non dovrebbe avere problemi a ottenerlo. Perché nel quadro di litigiosità permanente e scollamento che sembra caratterizzare il centrodestra comasco (vedi alla voce consigli comunali di Como, Cantù ed Erba), un sindaco debole fa sempre più comodo di uno scaltro, decisionista e capace di sfruttare al meglio le divisioni.

Resta da capire per quali ragioni i cittadini del capoluogo dovrebbero rivotare Landriscina. L’obiettivo principale del suo mandato, cioè lo spostamento degli uffici comunali in Ticosa per risolvere il quarantennale problema della celebre area dismessa, è praticamente morto in culla. Altri colpi d’ala non si registrano. In molti settori di competenza dell’amministrazione, su tutti quello degli impianti sportivi, la situazione è disastrosa. Per quanto riguarda il traffico, tornato a prendere la città alla gola dopo la tregua imposta dalla pandemia, si è realizzata solo la rotonda, peraltro ancora in una situazione di provvisorietà, in fondo alla Napoleona. La città è tornata ad accogliere i turisti (che senza un minimo di programmazione da importante risorsa rischiano di trasformarsi in serio problema), ma è sporca e trasandata in molti punti. Si è pure impantanato l’ormai storico cantiere delle paratie: opera in carico alla Regione ma sul cui carro, quando pareva vincente, erano pronti a saltare in molti.

Non si ricorda, salvo smentite, un discorso, una presa di posizione o un’iniziativa importante assunta dal primo cittadino. Certo, c’è ancora quasi un anno, ma a oggi la situazione si presenta così.

Como non può permettersi un altro lungo periodo di immobilismo che le sarebbe fatale.

Allora, forse, si può valutare la situazione con prospettive diverse. Si può partire da un dato. In questo consiglio comunale, molto più che in precedenza, si sono riscontrate iniziative trasversali con esiti virtuosi. Su tutte quella del dormitorio, poi realizzato dall’amministrazione provinciale, che si è dimostrato un’ottima scelta. Lo si può affermare ora, ormai in pieno clima estivo, con i senzatetto che non sono tornati ad accamparsi sotto i portici dell’ex chiesa di San Francesco. Uno sconcio anche sotto il profilo sociale, che ha segnato a lungo questa amministrazione. Un progetto che superi le logiche della contrapposizione politica ¬ le cui ragioni peraltro non sempre appaiono coerenti con le esigenze di una città, non solo da amministrare, ma anche da rilanciare – e sulla cui base poi selezionare gli uomini potrebbe essere la risposta migliore. Magari uscirebbe una ricetta per una torta, non da spartirsi, ma da far assaggiare ai cittadini che magari la troverebbero gradevole.

© RIPRODUZIONE RISERVATA