Conte statista
Ma soltanto a metà

La differenza tra uno statista e un politicante si può misurare anche nei due tempi di un breve discorso. Si testa nelle parole, nel loro significato e nel momento in cui sono state pronunciate. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa di ieri, andata in scena dopo un lungo ritardo a ridosso dei principali Tg della sera , è stato statista nel primo tempo della sua esplicazione sulle nuove misure di lockdown che l’Italia dovrà adottare da qui al 4 maggio. Una scelta ineccepibile ma anche coraggiosa perché impopolare: scontenta tanti cittadini che non ne possono più di restare confinati dentro quattro mura e si vedono condannati ad altre due settimane primaverili di clausura e non va bene neppure ad alcuni comparti economici, su tutti il legno arredo, che si attendevano una deroga concessa invece ad altri.

Il presidente del Consiglio si è assunto la responsabilità politica pressoché unica della sua scelta, sia pure condivisa, pur non senza qualche malumore che ha determinato il ritardo dell’annuncio, dal resto del governo. E questo gli fa onore e contribuisce a cucirgli addosso la livrea da statista. Se Conte avesse terminato lì la sua dichiarazione sarebbe stato impeccabile. Quel che aveva detto era per il bene dei concittadini, per preservarli dal rischio tutt’altro che peregrino di una nuova ondata di contagi da coronavirus che tante vite ha già falciato.

Peccato che poi gli siano scappati i cavalli, o forse questi ultimi erano già stati ben addestrati prima, e, nel voler chiarire quanto accaduto nell’Eurogruppo abbia attacco con una durezza mai vista i due principali esponenti dell’opposizione: Matteo Salvini e Giorgia Meloni, definendoli menzogneri e responsabili di un indebolimento dell’Italia nella trattativa con i partner di Bruxelles.

E qui la livrea dello statista è trascolorata nella casacca sformata del politicante magari scaltro nell’approfittare del contesto di grande ascolto per lanciare le accuse senza contraddittorio diretto. Certo l’orario con ogni probabilità , per quanto detto prima, non era stato scelto appositamente. Ma visto che la conferenza stampa era slittata in quella fascia sarebbe stato meglio astenersi dall’attacco che poteva essere comunque lanciato in un altro contesto, più conscio a un comiziante che non a un premier statista.

Oltretutto Conte ha fornito un destro (e il riferimento non è puramente casuale) ai due avversari per poter parlare di regime riferendosi a qualcun altro, cosa che fa un po’ sorridere. Certo anche Salvini e Meloni l’hanno fatta fuori dal vaso, interpretando le scelte, ancora peraltro tutte da definire, dell’Europa per tirare acqua al proprio mulino. Ma loro non hanno l’obbligo di essere statisti in questo momento di una gravità con pochi precedenti per l’Italia. E neppure del buon senso che è solo una facoltà. Diverso, appunto, il discorso per Conte che è la guida del paese e sta parlando a tutti, quelli che simpatizzano per la maggioranza e coloro che preferiscono l’opposizione. Così anche questa difficile e drammatica situazione rischia di essere vista con le consuete distorsioni di quella “politica politicante” che sarebbe opportuno lasciarsi alle spalle. Visto che, com’è giusto, si chiedono agli italiani comportamenti straordinari, sarebbe il caso di dare l’esempio e di rinunciare come stiamo facendo tutti noi, alle vecchie abitudini.

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