Governo confuso
Opposizione disperata

Visto che, anche con la pandemia la gravità della situazione presenta il solito deficit di serietà che in politica ormai fa a gara con il debito pubblico, potrebbero essere i “Ricchi e poveri” a rappresentare il nostro Giuseppi dopo l’ennesimo messaggio a reti unificate: “Che confusione, sarà perché ti amo”. L’unico problema è che nel pallone con l’ennesimo decreto, quello sulla fase 2 a freni tirati, sembra essere lui, il presidente del Consiglio che continua però a guadagnare nei sondaggi la fiducia degli italiani. Perché, nonostante tutto? Forse in quanto è percepito, a torto o ragione, come persona sincera, in difficoltà nella gestione di una situazione da far tremare chiunque. E non si dica che altrove va meglio. La solita Germania, dove hanno fatto i fenomeni teutonici come sempre e sono ripartiti con maggior disinvoltura, si ritrova con il virus che ha ripreso a mordere di brutto.

Qui siamo addirittura che la popolarità del premier, ormai identificato con il Pd, sta trainando nei sondaggi il partito di Zingaretti, nonostante la linea scelta sull’emergenza assomigli tanto a quella dell’orribile Direttore didattico del “Maestro di Vigevano”, il cui motto era “Cheta non movere e mota chetare”.

Tutti d’accordo: non sono un gran che questo governo e questa maggioranza che si porta dietro un ormai sovrappiù di grillini eppure anch’essi vitali nei sondaggi e forse sempre per grazia dell’inquilino di palazzo Chigi. Sarà per questo che la caccia al perfetto, e perciò rinfacciato, scalpo di Conte (faccia il bravo, mandi il suo parrucchiere anche al povero Mattarella) ha ripreso vigore, da parte dell’opposizione ufficiale e di quella ufficiosa dei renziani e di parte del Pd che non sia mai che riesca a marciare unito, caso mai a colpire diviso. C’è da capirli quelli dell’opposizione che rischiano la fine dell’Alberto Sordi che l’aveva “rovinato la guera”. A loro li inguaia il virus. Niente elezioni, presidente del Consiglio oscurante nonostante i testi zoppicanti griffati da Casalino, Salvini doppiato nel gradimento da Giuseppi, addirittura superato, assieme a Giorgia Meloni da quella mezza porzione di ministro che gli deve sembrare Speranza. Comprensibile il nervosismo ma davvero la risposta giusta è scendere in piazza con le mascherine che ti travisano il volto e ti fanno violare una norma tuttora operante del decreto sicurezza firmato dallo stesso Salvini? Il bello, poi che l’alleata Sorella d’Italia prima lo critichi, poi si fiondi con i suoi armati di cartelli e striscioni davanti a Montecitorio. In questo caso, viste la consuetudine del leghista a mischiare con il sacro il se stesso profano, la colonna sonora potrebbe essere un brano dell’immenso Lucio Dalla, non particolarmente riuscito e noto solo forse agli ultras del poeta bolognese: “Madonna disperazione”. Però se deve essere questo il propellente per un eventuale cambio di governo, oltretutto all’ombra di uno spread che non attenderebbe altro che una crisi politica per irrobustirsi ancora più, il “tacon rischia di essere peggio del buso”, per dirla, non a caso alla Veneta. Perché sulla strada lastricata di tormenti di Salvini c’è anche Zaia, anch’esso in auge per popolarità, che rischia di cuocere il fegato di Matteo con la ricetta in uso dalle parti della Serenessima.

Come se non bastasse poi, ecco Attilio Fontana che, forse arroccato in difesa del suo leader, per polemizzare con il governo viaggia al tempo di stop and go. Quando Conte pensa di andare lasco lui tira il brodo per stringerlo il più possibile, se il premier accorcia il guinzaglio ecco il presidente lombardo a meditare che forse sarebbe meglio chiudere di più un occhio. Boh. Ognuno tragga le proprie conclusioni.

Ma se governo e opposizione pari sono, in quanto a scarsa adeguatezza di fronte alla pandemia e alle crisi che ha generato, ha senso cambiare adesso?

Scegliere tra confusione e disperazione è dura. Anche se si è Draghi.

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