I comaschi ovattati e i Balocchi senza città

“Qualcosa di cui sparlare” , era il titolo di un film, a Como invece c’è qualcosa di cui parlare, discutere, approfondire e comprendere. Ci sono tanti fili che si intrecciano, a partire dal sasso lanciato nello stagno (anzi nel piombo delle colonne di questo giornale) da Francesco Cavadini, ristoratore di Brienno: “Quest’anno abbiamo fatto il botto, nel 2023, probabilmente, accadrà ancora, ma reggeremo?”. Una domanda che si porta dietro tanti aspetti che coinvolgono, of course l’economia di un territorio che negli anni ha conosciuto una vorticosa trasformazione (A quando la suddivisione del lago in AC - prima di Clooney- e DC dopo l’avvento a Laglio dell’attore regista), ma anche la mentalità dei comaschi per cui l’accoglienza del turista, del gitante, del “milanese”, dello “svizzero” o del “brianzolo” è vista spesso come un male, magari neanche troppo necessario per qualcuno.

Per indole noi siamo tranquilli, viviamo come confetti nelle nostre bomboniere, confidando nella speranza di non finire in un vassoio ed essere condivisi. Un altro filo della trama ci porta al cinepanettone dello strano Natale comasco che non è la ridondante “Una poltrona per due”, ma magari un “evento per due”.

Già perché la forzata emigrazione della Città dei Balocchi a Cernobbio è stata vissuta in maniera contrastante dagli abitanti del capoluogo. Molti, in primis gli operatori del commercio e della ristorazione, hanno pianto lacrime amare, altri, perlopiù cittadini che svolgono altre professioni, si sono quasi ritrovati in una dimensione pre natalizia ovattata perciò ideale per le ragioni esposte sopra. “Che bello, si può andare in giro senza ressa”, “Si trova anche parcheggio”, “E poi quelle luci lì così eccessive con il Duomo che sembrava un gigantesco bacio Perugina, ma dai”, sono voci raccolte nella “vasca” cittadina. E non è solo una questione stagionale. D’estate con l’assalto ai battelli e alla funicolare, quelli che si immergono nel lago davanti al Tempio Voltiano, il traffico in tilt e gli autosili pieni, l’insofferenza non è diversa. Certo, magari non tutti si sono accorti della trasformazione del centro di Como, del rischio di un effetto Venezia. Molti si interrogano però sul fatto se questo “mordi e fuggi” alla fine faccia così bene. Il dibattito è aperto, anche se ormai il sassolino si è fatto valanga, il turismo ha un posto d’onore nella formazione del Pil locale e indietro è difficile tornare. Anche perché, in tutta franchezza, il ricordo di quelle estati anni ’80 con la Città Murata spettrale e le grida d’allarme su Como dormitorio, anche no. Certo, tra il dormitorio e Disneyland ci dovrebbe essere il proverbiale giusto mezzo, ma vai a trovarlo se sei capace.

In quanto alle due manifestazioni natalizie, il titolo del nostro cinepanettone potrebbe mutare in “Una sconfitta per due”. Perché se gli allestimenti del capoluogo non hanno scaldato più di tanto i cuori, dall’altra parte si è un po’ assistito, per forza di cose, a una sorta di “Balocchi senza città”. Chiaro che non si poteva fare altro che appoggiarsi agli spazi di Villa Erba, ma è mancata quell’interazione con il contesto urbano da cui è scaturito, senza che sia colpa di nessuno, una specie di luna park di lusso. Spunti magari su cui meditare per scrivere la trama del cinepanettone dell’anno prossimo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA