Il Salvini di governo premiato dal voto

La sorpresa di un’elezione con l’esito annunciato è stato il risultato della Lega. In Lombardia come nel Lazio. Quasi tutti gli osservatori, dopo le politiche di settembre e il trend dei sondaggi, avevano pronosticato un’ulteriore caduta dei consensi del Carroccio, anche nella sua regione culla.

Invece è andata in maniera diversa. Il movimento guidato da Matteo Salvini ha recuperato molti punti, in alcune province è il primo partito. Altro che cannibalizzazione da parte di Fratelli d’Italia che era pronta a non “fare prigionieri”.

E neppure l’aveva nascosto. Ricordate Daniela Santanché che, con il fare di Crudelia Demon, notificava ad Attilio Fontana che di lì a poco avrebbe dovuto rendere conto a lei e i suoi? Certo, il risultato dei meloniani è di tutto rispetto, specie se raffrontato a cinque anni fa. Ma non ci sarà il dominio annunciato su palazzo Lombardia.

Il risultato della Lega ha molti padri. Prima di tutto i candidati messi in campo in grado di dialogare con il territorio e le comunità di riferimento. Alcuni di loro con le preferenze ottenute hanno trascinato il partito.

È il caso del comasco Alessandro Fermi, presidente uscente del Consiglio regionale, ed esponente più votato del centrodestra in tutta la regione. Con ogni probabilità anche l’effetto della legge sulle autonomie, approvata dal Consiglio dei ministri, ha giovato al Carroccio. Ma di certo anche il Salvini di governo e non più di lotta, ha avuto la sua parte.

Il Capitano gongolava lunedì pomeriggio davanti a risultati che forse lui stesso considerava insperati. Il rischio di perdere l’egemonia della Locomotiva d’Italia è stato, quantomeno, rinviato. E molti assessorati chiave resteranno nelle mani del movimento.

Del resto, Salvini, anche qui contro buona parte dei pronostici, negli ultimi tempi è cambiato. Chi immaginava che, dopo il no di Giorgia Meloni (e di Sergio Mattarella) ad affidargli il ministero degli Interni, il leader leghista avrebbe fatto il capitan Fracassa del governo, è rimasto deluso. Alle vecchie felpe con gli slogan, ai tweet incendiari, il capo del Carroccio ha preferito la grisaglia ministeriale e il lavoro sulla delega alle infrastrutture. È stato visto più sui cantieri che nei social, e ha evitato ogni accenno polemico con il presidente del consiglio e Fratelli d’Italia. Un ruolo che invece continua a interpretare Silvio Berlusconi. Questa scelta, dopo i disastri seguiti al proclama del Papeete sui pieni poteri, si è rivelata azzeccata. Così Salvini ha salvato la Lega e, forse, anche la sua poltrona di segretario. Perché, al di là delle difficoltà a cambiare il leader nell’ultimo partito leninista, una debacle in quella Lombardia che ha visto nascere e crescere il movimento fondato da Umberto Bossi, non sarebbe passata indenne. Certo, tra gli irriducibili seguaci del vecchio Senatur, ci sono ancora mugugni, di fronte al ridimensionamento del Carroccio rispetto a cinque anni fa. E c’è chi sostiene che il vero vincitore di questa elezione sia il riconfermato presidente della Regione, Attilio Fontana e non il Capitano.

Ma i numeri parlano chiaro. La Lega in Lombardia c’è ancora e continuerà a contare nel governo della Regione, anche grazie al nuovo Salvini di governo.

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