La lezione delle città
alla politica comasca

Ecce homo o Ecce donna. La lezione delle comunali nelle grandi città si abbatte come un maglio sugli scapigliati schieramenti di centrodestra e centrosinistra alle prese con la preparazione del voto comasco il prossimo anno. La vittoria dei candidati del Pd con o senza Cinque Stelle è infatti per gran parte figlia della loro credibilità, considerata dagli elettori di molto superiore rispetto a quella degli avversari.

Poi ci sono le questioni politiche: la deriva di FdI e Lega sull’obbligo del Green pass ecc… Ma il nocciolo, tanto più trattandosi di sindaci, è stato quello delle persone.

Per un paradosso, quello accaduto soprattutto a Roma, Milano e Napoli non è così dissimile da cinque anni fa a Como. Erano scesi in campo due candidati forti, credibili e carismatici. Mario Landriscina aveva prevalso su Maurizio Traglio perché il centrodestra in città parte da una base elettorale più ampia rispetto al centrosinistra. Ma forse, con un altro personaggio sul modello di quelli presentati da liberal democratici e sovranisti a questo giro, il rivale ce l’avrebbe fatta. Dice: allora che problema c’è? Si riproponel sindaco uscente che fa il bis. Invece no. Perché il valore aggiunto rappresentato da Landriscina nel 2017 derivava dal suo agire come medico e responsabile del servizio di emergenza e urgenza. Adesso che dovrebbe fare affidamento sul suo operato di primo cittadino è tutto un altro discorso.

Ecco perché, con ogni probabilità, l’esito del voto nelle grandi città avrà fatto fischiare più di un orecchia nel centrodestra comasco. Specie tra chi già prima, nel bis dell’attuale sindaco ci credeva poco: vedi alla voce Fratelli d’Italia, a cui a sorpresa nel mettersi contro il secondo mandato si è associata anche Forza Italia che, per voce del suo coordinatore provinciale, non è andata giù leggera, allargando una ferita da tempo aperta dentro l’alleanza.

Caccia, perciò, a qualcuno in grado di rappresentare un valore aggiunto o quantomeno di non essere un disvalore che spingerebbe gli elettori di centrodestra a rimanere a casa, come hanno fatto i loro omologhi a Roma, Torino e nelle altre città dove si è tenuto il ballottaggio. La curiosità, però, è che il problema è speculare e investe anche l’altro principale campo della politica locale: il centrosinistra. Certo, da quelle parti e non solo, il problema sembrava risolto ancora prima che si palesasse. E chissà quanti, lunedì sera hanno intonato una vecchia hit del Banco del Mutuo Soccorso con dedica a Paolo De Santis, l’uomo più che adatto per spaccare, ma che, alla fine, ha opposto un rifiuto forse solo poco meno clamoroso di quello pronunciato da Celestino V circa 900 anni fa. Del tutto improbabile se non impossibile, che quanto accaduto nello scorso weekend possa determinare un ripensamento dell’imprenditore. Anche se di certo, qualcuno sarà già andato a sondarlo per dirgli: “Hai visto? Così saresti certo della vittoria”.

Ma l’impressione, anche se in politica non bisogna mai dire mai, è che bisognerà bussare ad altre porte, qualcuna magari già socchiusa: non quella dell’ex magistrato Vittorio Nessi che sembra essersi sfilato. Anche in questo caso la questione accomuna entrambi gli eserciti in campo, sia pure con una bella spruzzata di se e di ma. Staremo a vedere. Perché non mancano le variabili più o meno indipendenti e legate ai non idilliaci rapporti interni alle coalizioni a livello nazionale e non solo.

Resta poi un altro dato, sia pure non nuovo, ma che ha confermato una situazione che vale la pena di evidenziare. La città di Como, tra i capoluoghi di provincia, è una sorta di “ridotto” del centrodestra circondato da città che sventolano vessilli di colore opposto. Se si guarda a Sud si finisce nel regno di Beppe Sala che ha fatto cappotto a Milano. A ovest è fallito il tentativo della Lega di riprendere Varese, il suo storico “cuore”, dalle mani del centrosinistra. A Est si incappa nella Lecco, conquistata un anno fa da Gattinoni. Tutti precedenti che fanno sì che l’esito del voto l’anno prossimo sarà tutt’altro che scontato. Anche perché nelle città che hanno appena votato non esistevano situazioni di candidati civici forti come può essere quell’Alessandro Rapinese che sarà uno dei protagonisti della partita da giocare in riva al lago.

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