La linea Schlein radicale e ondivaga

Il Pd è sempre il Pd, figuriamoci se Elly Schlein poteva cambiarlo. Per carità, la neo segretaria è appena agli inizi e si sta muovendo quantomeno con la grinta di chi ha la mission di fare opposizione.

E il partito incassa, nei sondaggi, l’effetto novità di cui c’è sempre una gran fame dalle nostre parti. Ma quando si tratta di andare oltre gli slogan tornano fuori, anche se per ora non in maniera aperta, tutte le contraddizioni che nella pancia dei Dem hanno fatto il nido. Sul voto per l’invio di armi all’Ucraina, si traccheggia. Non può dire troppo forte sì, (anche se è inevitabile) per non scoprirsi sul fianco sinistro e ridare ossigeno ai Cinque Stelle di Giuseppe Conte (a cui non è sembrato vero ieri alla Camera entrare a piedi uniti contro il provvedimento), i primi danneggiati dalla nuova leader. Ma neppure opporsi per non crearsi difficoltà dall’altra parte e sconfessare la storica linea filo occidentale ed europeista. E non è un caso che a illustrare la (non) posizione sulla faccenda sia stato Lorenzo Guerrini, uno che ha ancora le stimmate renziane. E anche che in fondo, la Lega abbia superato il Pd nel pacifismo.

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