La politica “sospesa”
E senza pezzi di ricambio

L’aggravamento dell’emergenza Covid è una gattaccia unghiosa e soffiante che il governo deve in qualche modo decorticare, ma anche una bella grana per l’opposizione che in questo caso, ribalta l’opinione di Nanni Moretti-ministro Botero nel Portaborse per cui chi sta in minoranza abbia vita più facile.

Perché nel momento in cui quasi tutti noi siamo avvolti in una bolla di terrore per la seconda ondata che pochi avevano previsto, la vita politica è meno ostica per chi ti dice di stare attento, di portare la mascherina, di mantenere il distanziamento (fisico, mi raccomando, non sociale che è un’altra cosa) e di lavare le mani. Basta andare in giro dalle nostre parti per capire che ora, anche più della scorsa maledetta primavera, siano quasi tutti ligi nel rispettare le prescrizioni. E se diventeranno più restrittive come accadrà, nella speranza di evitare un lockdown tombale per buona parte dell’economia, magari partirà qualche sbuffo dentro le nostre protezioni di stoffa, ma ci adegueremo. Allora che deve fare l’opposizione? Predicare comportamenti opposti e del tutto autolesionisti che pochi seguirebbero a parte Enrico Montesano che era più credibile nei panni del Pomata in “Febbre da Cavallo” quando simulava la morte della nonna per placare i creditori, di adesso che straparla di dittature sanitarie e imbavagliamenti? Tutto questo dopo che tre tra i principali leader mondiali negazionisti, Jonhson, Bolsonero e Trump, sono stati smentiti sulla loro pelle dal Covid? No, allora non resta che implorare di essere consultati, ascoltati per poter rivendicare uno strapuntino, cosa che chi comanda, forte dello stato di emergenza, spesso si guarda bene dal concedere. Certo, un eventuale voto potrebbe essere il “tana libera tutti”, ma anche in questo caso, la recrudescenza del virus esclude soluzioni che possano portare a un vuoto di potere. Se nei mesi scorsi, quando abbiamo coltivato l’illusione di vedere la luce fuori dal tunnel, i mal di pancia nella maggioranza (che non sono passati) sembravano preludere a una soluzione traumatica, oggi il tema non è più in agenda. Persino il rimpasto sembra finito nel freezer.

Per l’opposizione e i suoi leader, il rischio è un lento logorio. Il fenomeno, sondaggi e recenti risultati elettorali alla mano, appare in crescente evidenza nella Lega. Dietro una calma apparente, c’è un dibattito magmatico che riguarda la linea del partito e la guida di Matteo Salvini, forse. Perché se è chiaro che, negli ultimi tempi, l’ex ministro degli Interni non ne azzecca più una, è altrettanto evidente che alle viste non vi è un sostituto con il carisma e le caratteristiche politiche adeguate a raccoglierne l’eredità. Come, potrebbe obiettare qualcuno: e Giorgetti? E Zaia?

Beh, il primo al di là delle indubbie qualità apprezzate anche al di fuori del movimento, è, per fare un paragone ecclesiastico, figura più da sacrestia che da pulpito. E ne è ben conscio. Al limite potrebbe accettare la carica di presidente del Consiglio e forse questa è una sua ambizione, altro che Lega per Salvini premier. E, in quest’ottica e con le prospettive remote di un cambiamento a palazzo Chighi, Giorgetti ha tutto l’interesse a prendere tempo e veder cuocere il suo leader a fuoco lento. In quanto al novello “Doge”, al di là della volontà di proseguire l’esperienza di guida del governo veneto, magari dando vita a un laboratorio politico che elabori un nuovo modello di Lega ancora legata alla territorialità, in una fase storica in cui la diffusione del virus in Meridione potrebbe ampliare ulteriormente il divario Nord-Sud, è chiara in lui la convinzione per cui nel Carroccio non comanderà mai un non lombardo.

Fuori gioco questi due c’è, nel panorama leghista, qualcun altro, in grado di prendere le redini del movimento? Forse Maroni, ma sarebbe una rischiosa minestra riscaldata. Insomma, il paradosso è quello di un Capitano, più che mai in discussione per le scelte, ma costretto a restare saldo in sella perché non ha forse mai pensato di far crescere un erede. E il rischio per una forza politica senza pezzi di ricambio efficienti per la leadership, è quello di perdere colpi e voti. Per informazioni citofonare Forza Italia-Berlusconi. Gli unici che non sembrano correre pericoli, in questo senso, sono quelli del Pd che, nella loro fresca storia hanno dimostrato di saper cambiare segretari come cravatte. E ancora una volta potranno trasformare questa debolezza in un punto di forza. Almeno in questa fase di “sospensione” della politica.

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