

E se poi, alla fine, Meloni e Letta fossero la stessa identica cosa? E se non ci fosse alcuna differenza tra destra e sinistra? E se tutta la crociata apocalittica e incendiaria contro i servi del complotto demo-pluto-giudaico - un’accusa che fa ridere - così come quella contro i nuovi fascisti in armi - un’accusa che fa ridere - fosse solo paravento, teatrino, cartapesta?
Siamo davvero sicuri che in un paese così fragile, così furbo, diciamoci la verità, così cialtrone come il nostro, esista una difformità radicale tra due storie, due culture, due visioni della politica, della società, del futuro, un po’ come nel mondo anglosassone - roba vera, roba dura - dove chi vince vince, chi perde perde, mentre qui alla fine ci si mette tutti d’accordo? Sotto la superficie facilona delle declamazioni, dei comizi tonitruanti, degli occhi di bragia, delle scomuniche incrociate, dei canali riservati con Mosca e Pechino che più che un disegno eversivo - basta vedere le facce dei protagonisti – ricordano qualche spassosa sequenza di Monicelli, insomma, una cosa non da golpisti, ma da sprovveduti, al netto delle balle spaziali su questo e su quello che tanto in campagna elettorale va tutto bene, dove sarebbe tutta questa distanza tra destra e sinistra?
© RIPRODUZIONE RISERVATA