Ora Fermate i moralistici
fuoriclasse della censura

Non esiste giornalista al mondo - giornalista vero, non quei tartufi conformisti che vanno in televisione a ogni ora del giorno e della notte a dire le cose che piacciono alla gente che piace - che non avrebbe dato il sangue pur di intervistare Hitler. E anche Stalin, naturalmente, che è stato un tipetto addirittura più demoniaco di Hitler. Chi lo nega è un cretino. O un dilettante. O un fariseo.

Nei giorni scorsi, mentre eravamo tutti quanti impegnati a contabilizzare le ennesime vittime del Covid e a celebrare con la consueta sobrietà la morte di Maradona - genio unico e inarrivabile, ma se dovessimo individuare chi ha rivoluzionato per davvero la storia del calcio dovremmo scegliere Cruijff: così come esiste una letteratura prima di Céline e una dopo Céline, così esiste un calcio prima di Cruijff e uno dopo Cruijff - gli scienziati che governano la Rai, accompagnati da torme di statisti degni di De Gaulle e De Gasperi e di intellettuali degni di Montesquieu e Stuart Mill hanno sfornato una polpettina avvelenata a base di censura e moralismo da veri fuoriclasse del genere.

La vicenda è nota. Franca Leosini, celebre e stimatissima conduttrice di “Storie maledette”, aveva programmato su Rai Storia, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, un’intervista del 2016 a Matteo Varani, condannato come mandante dell’aggressione con l’acido a Lucia Annibali. Come facile prevedere, è subito partito il fuoco di fila contro il servizio giornalistico - in questo caso da parte di Pd e Italia Viva, ma il vizietto ce l’hanno tutti quanti, come si è già avuto modo di sperimentare in passato - con la solita litania di motivazioni di altissimo livello: “inopportuno”, “servizio pubblico” “diseducativo” “bloccare tutto senza se e senza ma”, “vergogna” e via trombonando di questo passo. E naturalmente l’hanno avuta vinta. L’intervista è stata cancellata, con grande soddisfazione di tutti i Montessori che affollano le aule del Parlamento e le redazioni dei giornali. Mai decisione fu più sciagurata. Perché se passasse questa linea pedagogico-correttiva finalizzata a educare e rieducare un popolo bambino, allora, come ricordato in un intelligente commento da Maurizio Crippa su “Il Foglio”, non avremmo mai dovuto vedere la trasmissione del processo Eichmann, né quella de “La notte della Repubblica”, magistrale inchiesta sugli anni del terrorismo nella quale quell’eversore di Sergio Zavoli si era permesso di intervistare degli assassini quali Moretti, Morucci, Bonisoli, Gallinari, Franceschini (quello vero, non il ministro…), né avremmo dovuto sentire le parole di Pino Pelosi, il killer di Pasolini, né quelle di Angelo Izzo, il boia del Circeo, né quelle di quella lunga, sterminata fila di omicidi, criminali, stupratori, seviziatori e dittatori che la storia e la cronaca producono a getto continuo per poi buttarla tra le vite di noi brave persone, o supposte tali. Che si fa, intelligentoni dei partiti e della Rai? Si censura tutto? Non si intervista più nessuno? Si elimina cronaca nera e giudiziara dalle colonne dei giornali e dai palinsesti televisivi, come ai tempi di quello là che aveva un caratteraccio, ma che aveva fatto anche cose buone? E poi, chi decide chi intervistare e chi no, cosa scrivere e cosa no? Il Gran Giurì del Bene Collettivo? La Cassazione della Pubblica Morale? Il Concistoro del Papa Re? L’Ordine dei Giornalisti Organici e Impegnati (risate…)? La giuria di X Factor? Quella di Masterchef? Chi possiede le tavole della legge grazie alle quali può dispensare comandamenti e ordini e vincoli deontologici e professionali? Chi distingue il bello dal brutto, il giusto dallo sbagliato? Che facciamo, affidiamo tutte queste faccende sanguinose e terrificanti solo e soltanto ai giudici, esattamente come si faceva ai tempi della santa inquisizione, riducendo tutto, ma davvero tutto, lo scibile umano, soprattutto quello oscuro e inquietante, alla procedura penale, eliminando così ogni dimensione di conoscenza del male, di lettura del male, di analisi del male, operata da una società civile, matura e strutturata? Regaliamo pure questo cardine di realtà alla magistratura?

Qui c’è gente, a destra e a sinistra, ma, se vogliamo essere onesti, soprattutto a sinistra, che si è bevuta il cervello, che straparla di libertà e di democrazia, ma solo e soltanto se libertà e democrazia corrispondono alla sua idea di libertà e democrazia. Tanto è vero che, tornando ai formidabili anni Settanta e a tutte le loro delizie, non è che dall’intellighenzia da terrazza si siano mai alzati tutti questi gridi di dolore all’uscita di un nuovo saggio o all’intervento televisivo di qualche terrorista rosso - primo fra tutti Adriano Sofri, venerato come un Dio alla faccia della sua condanna definitiva a 22 anni in qualità di mandante dell’omicidio Calabresi - mentre invece parte regolarmente il Circo Togni - singolare iperbato - appena accade la stessa cosa con un terrorista nero o un mafioso o un nazista o, appunto, un farabutto che stupra o sfregia una donna indifesa. D’altronde, si sa, quelli sparavano perché erano brutti, sporchi e cattivi, quegli altri, invece, per realizzare il paradiso in terra...

Il giornalismo - così come la cultura - non può avere limitazioni di oggetto. Tutto, ma tutto davvero, deve essere cercato, verificato e scritto. La differenza non la fa mai la scelta a priori di quale argomento sia pubblicabile e quale no, ma la competenza, la cultura, il rigore morale e, soprattutto, lo spirito di indipendenza di chi scrive. Magari vedessimo ogni giorno un grande giornalista intervistare un grande criminale, invece ci tocca sorbirci ogni giorno uno zerbino con la lingua srotolata, con tanto di bava di lumaca al seguito, che si fa calpestare dall’ultimo dei leader da strapazzo prodotti dal paese dei balocchi e che poi, invece di andare a nascondersi, viene pure a farci la morale su cosa è giusto scrivere e cosa no. Qualcuno tolga il vino da tavola, per favore.

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