Quirinale: solo Draghi
conviene a Draghi

Si comprende il fastidio di Mario Draghi di fronte a ogni domanda che riguardi il suo eventuale futuro al Quirinale. Perché quella, per il presidente del Consiglio, è una partita spinosa. Il nome scelto infatti sarà determinante per le sorti del governo e del Paese, mentre ci sono in ballo le risorse del Pnnr. Il premier, con ogni probabilità, non vede l’ora di lasciare palazzo Chigi per una prestigiosa poltrona europea che gli farebbe raccogliere da Angela Merkel il testimone di “dominus” del Vecchio Continente. Ma per riuscirci non può lasciare le cose a metà in Italia. Ecco perché è verosimile l’indiscrezione riportata dalla stampa per cui, durante una cena al Quirinale, avrebbe detto a Mattarella: “Se resti tu, lo faccio anche io”.

Sarebbe la quadratura del cerchio. Con l’attuale presidente ancora in carica, Draghi potrebbe reggere senza particolari problemi le temperie della sua maggioranza fino alla scadenza della legislatura e magari anche oltre e gestire in prima persona gli investimenti delle colossali risorse europee.

In politica però è raro che i cerchi riescano a quadrare. Il bis di Sergio Mattarella si allontana ogni giorno di più. Perché l’attuale capo dello Stato, al contrario di alcuni suoi predecessori, non ha alcuna voglia di prolungare il soggiorno sul Colle più alto di Roma. Ma, soprattutto, perché il presidente avrebbe accettato, obtorto collo, un prolungamento del mandato solo con l’accordo di tutte le forze rappresentate in Parlamento. Condizione impossibile visto che Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia ha reso nota la propria indisponibilità in tal senso.

Tolto dal campo Mattarella i candidati “ufficiali” non sono molti. Non ne è ha il Pd, salvo Paolo Gentiloni molto di “bandiera”. Neppure sta meglio il centrodestra. Dopo l’intervista di ieri (poi smentita) in cui Silvio Berlusconi ha stroncato l’idea di Meloni e Salvini alla guida di un futuro governo, appare improbabile che il Cavaliere possa essere proposto dai suoi alleati. E comunque contro il leader di Forza Italia giocano l’età (pochi giorni fa ha spento 85 candeline, chiuderebbe un eventuale mandato a 93), le condizioni precarie di salute e i guai giudiziari.

Poi per Draghi, un personaggio non disponibile a ricoprire un ruolo notarile e che pretenderebbe di mettere il cappello su ogni scelta dell’esecutivo non sarebbe certo il presidente ideale,. I Cinque Stelle non sono nelle condizioni di lanciare uno dei loro nella corsa. Restano alcune mine vaganti: su tutti Romano Prodi, il cui costante diniego per le ambizioni presidenziali equivale all’esatto contrario. Ma la sua è una candidatura più divisiva del simbolo matematico dei due punti. E sarebbe comunque ingombrante per l’attuale premier. Seguono Walter Veltroni e Pierferdinando Casini che da tempo lavorano nell’ombra. Ma ci sarebbe il problema contrario: finirebbero oscurati dalla popolarità, del carisma e delle relazioni del premier.

E allora forse l’unica soluzione possibile è proprio quella di Mario Draghi. Con ogni probabilità lo ha compreso, e per questo reagisce in maniera stizzita ai tentativi di portarlo su questo terreno. L’attuale premier al Quirinale, ipotesi che raccoglie consensi crescenti, potrebbe comunque mantenere il controllo della situazione governativa attraverso la nomina di un suo uomo a palazzo Chigi fino a nuove elezioni e sperare poi che dalle urne non escano vincitori certi, per continuare a dare le carte.

Insomma, solo Draghi è conveniente per Draghi.

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