Caduta mortale nella cementeria: datore e capocantiere patteggiano

Merone Ljubas Zdravko, 63 anni, era impegnato in lavori di smontaggio. Pena di un anno per Zvonomir Simic e Barisic Jozo, ritenuti responsabili

Due patteggiamenti ad una pena quantificata in un anno, ratificata dal giudice dell’udienza preliminare Massimo Mercaldo, e uno stralcio successivo ad una richiesta di archiviazione per l’ultima posizione che era finita sul registro degli indagati. È finito in aula, nelle scorse ore, il drammatico incidente sul lavoro che il 2 luglio del 2020 era costato la vita ad un operaio di 63 anni di origine croata.

L’uomo, Ljubas Zdravko, mentre era impegnato in lavori di smontaggio di una struttura denominata “Mulino Verticale” all’interno della cementeria Holcim di Merone (società che è risultata da subito completamente estranea alla vicenda), opere che erano state affidate ad una ditta esterna con sede in Croazia, era caduto nel vuoto da una altezza di circa 3 metri e venti centimetri, venendo poi colpito al capo da un pezzo metallico che era precipitato al pari dell’uomo.

Il fascicolo

Per il lavoratore, 63 anni, sposato e padre di famiglia, non c’era stato niente da fare. Le lesioni riportate in quel drammatico incidente gli furono fatali e ogni tentativo di soccorso si rivelò inutile. La procura di Como, in un fascicolo che era stato seguito dal pubblico ministero Simone Pizzotti, era arrivata ad iscrivere tre nominativi sul registro degli indagati contestando loro un ruolo in quanto avvenne all’interno della cementeria.

Nei guai erano così finiti Zvonomir Simic, 40 anni, nato in Germania ma residente in Croazia, datore di lavoro della vittima, il capocantiere Barisic Jozo, 32 anni, bosniaco pure lui residente in Croazia, e un quarantottenne di Missaglia, il coordinatore della sicurezza per le opere che erano state portate avanti dalla Dominator, la ditta croata che aveva ricevuto l’incarico per le operazioni di smontaggio del “Mulino Verticale” dove avvenne la tragedia.

Vicenda chiusa

La posizione di quest’ultimo, come detto, è stata stralciata e per lui è stata richiesta l’archiviazione dopo che aveva fornito alla procura la propria ricostruzione di quanto era avvenuto nel cantiere. Gli altri due invece sono finiti davanti al giudice dell’udienza preliminare scegliendo di chiudere la vicenda che li riguarda con il patteggiamento ad un anno che è già stato ratificato.

Il pubblico ministero aveva contestato in origine «l’imperizia, l’imprudenza e la negligenza» nell’eseguire quei lavori che poi si conclusero con la drammatica caduta nel vuoto dell’operaio croato. Il sessantatreenne, da quanto è stato poi ricostruito dalla polizia giudiziaria, era con altri due colleghi al piano più alto del “Mulino” per rimuoverne una parte già imbragata. Nel tagliare alcune squadrette, precipitò a terra venendo anche colpito da un pezzo metallico.

Per lui non ci fu nulla da fare: le ferite riportate risultarono essere troppo gravi.

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