È arrivata la sentenza “finale” del Consiglio di Stato: «La strada del Lido di Montorfano deve restare aperta»

Il caso I giudici hanno confermato il giudizio del Tar del 2016 : «Accesso da non chiudere». Il Comune aveva già risarcito i proprietari di 10mila euro, il Parco pagherà le sue spese legali

Il Consiglio di Stato mette definitivamente la parola fine sull’annosa questione della chiusura della strada di accesso al Lido, ribadendo le responsabilità già espresse dal Tar della Lombardia nel 2016. La strada di accesso al Lido e alla Riserva naturale non andava chiusa. Il Consiglio di Stato lo ribadisce e conferma la responsabilità sia dell’amministrazione comunale di Montorfano che del Parco regionale della Valle del Lambro, ente gestore della Riserva naturale del Lago di Montorfano.

La vicenda

Una vicenda che si trascina dal 2014 e che ha già visto le casse del Comune costrette a risarcire 10mila euro ai proprietari del lido. Il Tar della Lombardia aveva dato ragione alla famiglia Merry del Val Barbavara, proprietari del Lido.

La condanna al risarcimento era frutto di una decisione del compianto sindaco di centrosinistra, Gianni Frigerio che nel giugno del 2014, decise di interdire l’accesso al Lido, permettendo l’apertura della sbarra di chiusura solo da maggio a settembre compresi, dalle 9.30 alle 21. L’ordinanza era già stata sospesa in attesa di giudizio e a giugno 2015 la nuova amministrazione, guidata tuttora dal sindaco Giuliano Capuano, aveva provveduto ad annullarla.

«Causato un danno»

Ciò però non era bastato e il Tar aveva riconosciuto che la scelta della chiusura avrebbe creato un danno ai proprietari e alla gestione dell’attività del Lido. La sentenza ricordava che l’ordinanza aveva creato problemi alla gestione del Lido. Per questo era stata accolta la domanda di risarcimento.

Col ricorso al Consiglio di Stato il Parco Valle Lambro chiedeva sostanzialmente uno stralcio della propria posizione, sottolineando che la chiusura venne decisa dal Comune con propria ordinanza e non dall’ente Parco. Il Parco, come si evince dalla sentenza, sottolineava in appello che in realtà non avrebbe adottato il provvedimento gravato in primo grado, essendosi limitato a segnalare al Comune alcune problematiche di carattere ambientale e paesaggistico e a invitare l’amministrazione ad adottare l’ordinanza di divieto di transito. Il Parco era stato condannato al pagamento della quota parte di spese legali. I giudici del Consiglio di Stato hanno ritenuto “l’appello infondato in ragione del contributo che il Parco regionale della Valle del Lambro ha fornito nell’adozione dell’atto impugnato (ossia in ragione dell’attività difensiva svolta dal Parco per difendere in giudizio l’ordinanza impugnata)”. In sostanza, come riportato nella sentenza, se è vero che concretamente il Parco non aveva emesso l’ordinanza di chiusura, è altrettanto vero che aveva chiesto al Comune di procedere in quella direzione anche «in considerazione dei plurimi episodi di abbandono di rifiuti verificatisi all’epoca nella Riserva naturale».

La parola fine è quindi, forse, arrivata. Eventuali future chiusure degli accessi alla Riserva per migliorare sicurezza e tutela ambientale, non potranno essere prese in considerazione senza dover ovviamente fare i conti con i proprietari coinvolti.

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