Il caso della maxi frode: quel commercialista “nullatenente” in realtà aveva una villa con piscina

L’indagine Niente conti bancari né redditi: tutte le proprietà del commercialista al centro dei controlli della Guardia di Finanza erano pagate da una cooperativa. Ecco i retroscena del fascicolo a carico del fiscalista con studio in via Diaz arrestato dalla finanza

Ufficialmente, per la Procura di Como e la Guardia di finanza di Olgiate Comasco, era un «nullatenente». Eppure, a partire dal 2014, aveva iniziato a costruire la villa di famiglia in quel di Alserio, con tanto di piscina, con versamenti cospicui cadenzati anno per anno. Per pagare i lavori, su quel terreno su cui era in corso l’edificazione dell’immobile che alla fine del 2017 diventerà quella che viene definita una «villa di prestigio», sarebbero stati usati i soldi della cooperativa che faceva capo a lui, proventi tuttavia derivanti – secondo l’ipotesi accusatoria – dall’evasione fiscale. Il tutto – per il giudice – in «spregio alle apparenti finalità mutualistiche della stessa».

L’inchiesta

È questo il retroscena dell’inchiesta del pm Massimo Astori e delle fiamme gialle che nella giornata di lunedì ha portato in carcere, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare, il commercialista (con studio in via Diaz a Como) Gianpaolo Palmiero, 51 anni. L’interrogatorio di garanzia dovrebbe svolgersi nelle prossime ore e solo in quella occasione si potrà conoscere anche la versione della difesa.

Le accuse sul piatto sono diverse, e sono racchiuse in un fascicolo che conta anche sul nome della moglie iscritta ma indagata a piede libero. Per il pm il commercialista di Como sarebbe sospettato per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, emissione di fatture per operazioni inesistenti per gli anni 2017, 2018 e 2019 e infine di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, reati commessi da settembre 2015 a giugno 2019 che consentono l’emissione di provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca anche per equivalente. Ed infatti, il gip oltre a disporre la custodia in carcere, ha anche deciso per sequestri stimabili in circa tre milioni di euro.

Come detto, una parte dell’indagine ha riguardato anche la villa di famiglia che il commercialista aveva fatto edificare ad Alserio. Abitazione di pregio che sarebbe stata finanziata con proventi dell’attività professionale svolta con la cooperativa, proventi che l’accusa ritiene però derivanti dall’evasione al fisco ed oltretutto in spregio a quelle che dovrebbero essere le finalità mutualistiche di una cooperativa. Società che invece, per il pm e la guardia di finanza di Olgiate Comasco, era una sorta di schermo per perseguire vantaggi personali.

La villa? Sede della cooperativa

L’indagato, secondo quanto avrebbero ricostruito i militari delle fiamme gialle, era privo di conti correnti bancari e nullatenente. Le spese fatte con i conti della cooperativa venivano poi registrati nella contabilità aziendale. All’Agenzia delle Entrate, Palmiero avrebbe detto che la villa di Alserio era in realtà «una sede operativa secondaria della cooperativa» ma la finanza non avrebbe trovato riscontri. Ai costi della coop, infine, devono aggiungersi anche le spese per vacanze in località turistiche, per arredamenti e mobili, per le bollette delle diverse case di famiglia, per fare la spesa nei supermercati ma anche per stipulare polizze assicurative, che venivano dedotte dai ricavi dei conti della cooperativa per ottenere un «illecito risparmio fiscale».

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