La posizione dei sindaci: da Erba e Cantù un secco no, Rapinese «rispetto la legge», apertura da Olgiate

I sindaci Per Alice Galbiati: «Pratica offensiva. Secondo Simone Moretti: «Ho l’impressione che invece di progredire si torni indietro e che le persone si dimostrino molto più aperte e avanzate dei loro rappresentanti politici»

Maternità surrogata, desiderio di famiglia, e soprattutto i diritti dei bambini. Temi delicatissimi tra etica e politica, affrontati dai sindaci del Comasco con massima prudenza ma anche posizioni nette. «Noi rispettiamo la legge – dice il sindaco di Como Alessandro Rapinese – Ci sono delle norme stabilite a livello nazionale e al netto dei contenuti noi ci atteniamo a quelle».

«La tematica è molto complessa e coinvolge tante questioni – dice il sindaco di Cantù Alice Galbiati - i diritti e la libertà di una donna e del proprio corpo, la tutela degli interessi dei bambini nati con questa pratica, il desiderio di genitorialità, che è proprio della natura umana. Le Sezioni unite della Cassazione hanno ribadito che la maternità surrogata, anche laddove avvenga in forma gratuita, è sempre da considerarsi una pratica “che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo”. È un’affermazione che mi trova molto d’accordo». Così come si dice d’accordo con «la soluzione prospettata dalla stessa Cassazione e ripresa dal ministro Roccella dell’adozione in casi particolari, cioè senza giudizio di idoneità, per il genitore non biologico. Una soluzione che tutela il bambino e il secondo genitore».

Molto lontana la posizione del sindaco di Olgiate Simone Moretti: «Ho l’impressione che invece di progredire si torni indietro e che le persone si dimostrino molto più aperte e avanzate dei loro rappresentanti politici. Più che giudizio c’è pregiudizio, la gestazione per altri viene descritta come pratica abominevole di utero in affitto, ma ci sono molte donne che per tanti motivi vi devono ricorrere per avere in figlio. Ho seguito il caso di due donne, che ho unito civilmente, e mi confermavano che in Spagna ci sono tantissime coppie italiane eterosessuali e non alla ricerca della possibilità di crearsi una famiglia». Il sindaco di Erba Mauro Caprani ammette la complessità della questione ma «per come sono stato cresciuto, e lo dico senza offendere nessuna sensibilità, i figli nascono e crescono all’interno di una coppia, del matrimonio. Hanno il diritto di sapere chi è il loro padre, la loro madre. Ciò che esula da questo è contro natura». Diplomatico il sindaco di Mariano Comense Giovanni Alberti: «Da amministratore pubblico io applicherò la legge, come faccio con le unioni civili, a prescindere da posizioni personali».

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