“L’ospite”, un libro nato dagli appunti presi in ospedale: «Vi racconto il trapianto di mia figlia, per sensibilizzare sulle donazioni»

Cermenate Così Michela Musante ha raccontato l’esperienza del 2019 quando Lucrezia aveva appena 13 anni

La parola che cura, la parola che esorcizza, dopo aver attraversato l’inferno, la parola che rende vera la salvezza.

Michela Musante, tre anni fa, in un istante ha visto la sua vita e quella della figlia Lucrezia sconvolte dalla malattia della ragazza, che ha reso necessario un trapianto. Un viaggio nel dolore, fino alla rinascita, dal quale è scaturito un libro, “L’ospite”, edito dalla casa editrice Ancora, che, ancora inedito, vinse il premio letterario “Città di Como” 2020.

Un racconto toccante e coinvolgente, che al valore emotivo unisce anche la solidità di una scrittura consapevole, carica di emozione ma che non cede al pietismo.

L’altra sera un pubblico numeroso e attento ha preso parte alla presentazione all’interno dell’hotel Gardenia Fiera. Struttura che fa parte di Smart Family Hotel e che da poco più di un anno ha una nuova gestione, che sta lavorando per creare un rinnovato rapporto con il territorio, aprendosi alla comunità.

La donazione

Da qui la scelta di ospitare eventi culturali come questa presentazione, alla quale ha partecipato, in rappresenta del Comune, che ha concesso il patrocinio, il consigliere Elena Corengia. E poi Laura Ribolini, responsabile della comunicazione dell’hotel, e Laura Tettamanti, che ha dialogato con l’autrice.

Un’occasione anche per promuovere la donazione di organi, per questo non è mancato il gruppo Aido di Cantù, con il presidente Sergio Cattaneo.

Michela Musante vive a Cermenate ed è docente al liceo Marie Curie di Meda. Ha due figli gemelli, Lucrezia e Ludovico, che nella primavera del 2019 erano tredicenni. In un tremendo istante Lucrezia, brava studentessa e sportiva, venne catapultata dalle ordinarie occupazioni di un adolescente a un letto di terapia intensiva.

«Ero ricoverata all’ospedale di Erba per un intervento ortopedico – ricorda Michela Musante – Venne a trovarmi e capii che stava molto male, era itterica. Non ringrazierò mai abbastanza i medici del Fatebenefratelli, che capirono immediatamente la gravità della situazione e venne subito trasferita al Papa Giovanni XXIII di Bergamo».

La diagnosi impietosa, morbo di Wilson, malattia rara che impedisce al fegato di sintetizzare il rame e che, lavorando silenziosamente, lo aveva ormai distrutto. «Una di quelle malattie – dice – di cui si sente parlare in occasione di eventi a favore della ricerca ma delle quali non si sa nulla, finché non si è costretti a fronteggiarle».

La seconda nascita

Dopo giorni infiniti, trascorsi camminando sul filo sottile che divide la vita dalla morte, la disperazione dalla salvezza, arriva il trapianto, in un giorno d’aprile. La seconda nascita di Lucrezia.

«Il mio libro – spiega l’autrice – è nato dagli appunti presi fin da quei giorni in ospedale. Un libro che rappresenta molte cose, anche l’esigenza di fare testimonianza, se può servire, per sensibilizzare sulla donazione degli organi. La scrittura è stata un modo per controllare l’incredulità, per dire che tutto questo è accaduto. Perché la scrittura rende oggetto la realtà che stai vivendo».

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