Udienza al via per il sequestro di Cristina Mazzotti per mano dell’ndrangheta: si decide a giugno

Eupilio Primo appuntamento davanti al giudice delle udienze preliminari per i presunti mandanti

I famigliari di Cristina Mazzotti, la studentessa rapita a Eupilio nell’estate di 48 anni e fa e uccisa durante la detenzione da parte dei sequestratori, si sono costituiti parte civile nel nuovo procedimento aperto contro i presunti mandanti di quella pagina tragica della cronaca italiana.

Si è aperta ieri, ed è stata aggiornata al prossimo mese di giugno, l’udienza preliminare a carico di Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia, e del boss della ’ndrangheta Giuseppe Morabito, 78 anni. Sono considerati i mandanti di quel rapimento.

I quattro, in concorso con 13 persone, già condannate in passato, secondo la Procura, «presero parte attiva e portarono a compimento la fase esecutiva del sequestro», che avvenne la sera del primo luglio ’75 e che finì con la morte della ragazza, segregata in una «buca» a Castelletto Ticino (Novara) e a cui vennero somministrate dosi massicce «di tranquillanti».

Come hanno ricostruito i processi, al padre della ragazza furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto. Dopo un mese l’uomo riuscì a mettere insieme 1 miliardo e 50 milioni e a pagare. Il primo settembre una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate (Novara) dove fu trovato il cadavere.

Nell’atto d’accusa viene ripercorsa la tragica notte di quel primo luglio. Latella, Calabrò e Talia, assieme ad altre persone rimaste sconosciute, a bordo di due auto raggiunsero Eupilio, dove la famiglia Mazzotti aveva una seconda casa. Verso l’1.30, ricevuto il segnale dell’arrivo della Mini Minor con a bordo la diciottenne Cristina e due suoi amici, entrarono in azione. Bloccando l’auto, costringendo Carlo Galli, Emanuela Lusari e Cristina a mettersi sul sedile posteriore. Quindi partirono alla volte di Appiano Gentile, dove legarono e narcotizzarono i due amici, incappucciarono lei e la portarono in una buca scavata nel terreno a Castelletto Ticino. Dove fu segregata in condizioni disumane.

L’udienza preliminare è stata rinviata al giugno prossimo, quando si deciderà anche la scelta del rito: abbreviato o processo?

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