Un piano di evasione riuscito a metà: tra i fuggitivi dal carcere Beccaria ci sono due comaschi

Il caso Un minorenne canturino e un diciannovenne di Canzo nell’elenco dei giovani in fuga. La sorella del primo lo ha convinto a costituirsi il giorno dopo. Dell’altro ancora nessuna traccia

Sono comaschi due dei sette detenuti del carcere minorile “Beccaria” di Milano evasi in modo rocambolesco nel pomeriggio del giorno di Natale, mentre stavano giocando a calcio nel cortile della struttura detentiva che accoglie sia i minori sia chi deve scontare pene rimediate prima del compimento del diciottesimo anni di età.

Da quanto è stato possibile capire, il gruppo di ragazzi – cinque italiani, uno dell’Ecuador e uno del Marocco – avrebbero allontanato l’agente della polizia penitenziaria con una banale scusa per poi approfittare della situazione e scappare.

Il giovane di Cantù

Dei sette fuggiti, tre già poche ore dopo avevano fatto rientro nel carcere minorile, convinti dai parenti che quanto stavano compiendo non avrebbe agevolato il loro già difficile percorso di reintegro.

Il primo a rientrare in cella (un ruolo decisivo nel fargli cambiare idea sarebbe stato giocato dalla sorella) è stato un giovane di Cantù, 17 anni compiuti solo pochi giorni fa. Il ragazzo era stato colpito la scorsa estate da una ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito delle indagini dei carabinieri della compagnia di Cantù sulla baby gang che imperversava tra la città del mobile e i Comuni limitrofi, compreso Como. Anzi, la banda si muoveva proprio tra i capoluogo e Cantù e il numero maggiore dei reati contestati li aveva compiuti proprio lungo questa tratta.

Il minore, con altri coetanei ma anche con alcuni maggiorenni, all’interno di una banda di almeno una ventina di persone, aveva portato a termine diverse rapine e pestaggi (queste sono almeno le contestazioni che vengono rivolte dai carabinieri). In particolare, la sera del 29 giugno a Cantù aveva avvicinato lungo la strada un coetaneo e, in compagnia di altri soggetti non identificati, lo aveva preso a pugni rubando il telefono cellulare e un monile in oro. Sempre a Cantù la sera successiva il giovanissimo, insieme ad altri due ragazzi, aveva aggredito tre coetanei portando via una collana in oro; il 2 luglio a Como sette giovani amici erano stati avvicinati ed aggrediti da un gruppo composto da circa 25 ragazzi, tra cui il minorenne arrestato: azione che era culminata nella rapina di una borsa e di alcuni telefoni cellulari. Infine il 14 luglio a Cantù il minore che all’epoca era ancora sedicenne, sempre in compagnia di altri ragazzi, dopo aver minacciato alcuni coetanei e sferrato un pugno ad uno di questi, aveva rapinato due catenine in oro. Il giovane ad agosto era stato colpito da una misura restrittiva ed era stato condotto al “Cesare Beccaria” di Milano dove si trovava ancora al momento dell’evasione di Natale poi rientrata dopo poche ore.

Il giovane di Canzo

Non è però l’unico comasco protagonista dell’evasione, a scappare è stato anche un ragazzo oggi maggiorenne di Canzo, minore ai tempi dei fatti che gli vengono contestati (relativi soprattutto di maltrattamenti in famiglia). Quest’ultimo non sarebbe nuovo ad allontanamenti dai “domiciliari”, anche se fino ad oggi le fughe erano sempre avvenute dalle comunità che provavano – inutilmente – ad ospitarlo. Da qui la decisione di trasferirlo al Beccaria. Da dove, appena ha potuto, è scappato. Anche da lì.

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