Medici di famiglia già sotto assedio
Ma i tamponi non vengono effettuati a tutti

I pazienti in ansia e le sindromi influenzali, non è semplice la gestione dei malati sul territorio: «Con i mali di stagione sarà sempre più complicato»

Como

Con i primi freddi per i medici di Como c’è uno stress diagnostico.

Il ricorso ai tamponi per i sospetti Covid non è ancora massiccio, ma presto con l’arrivo dell’autunno e delle para influenze i test potrebbero diventare migliaia. La valutazione dei sintomi per i camici bianchi è complicata. Gli anziani hanno una salute più a rischio, ma hanno meno contatti.

I giovani invece non manifestano disturbi, ma hanno una vita piena di relazioni. Questo è il quadro dipinto dai medici di medicina generale della città.

«È difficile distinguere e fare la diagnosi – spiega dottoressa Maria Teresa Cocchiara – in linea generale se c’è un sospetto, per dei sintomi o dei contatti, si fa il tampone. Altrimenti si resta a casa per qualche giorno monitorando il paziente. Lavorano magari in smart working, salvo i professionisti della sanità e della scuola. La febbre comunque è dirimente. Adesso non è ancora esplosa, ma le parainfluenze sono in arrivo. L’inizio della scuola è stato problematico, ora la macchina dei tamponi è ben avviata. L’età in teoria non conta: il sospetto vale per tutti. Certo gli anziani sono più fragili, ma anche più isolati, i giovani sono più forti, ma hanno molti incontri. I risultati finali comunque ci dicono quasi sempre che non si tratta di Covid. Adesso arrivano febbri, problemi respiratori, anche bronchiti e polmoniti. È uno stress diagnostico».

Un consiglio semplice che tutti i medici danno è di lavarsi tutte le mattine il naso. Sciacquare le narici, per i più piccoli ci sono dei comodi strumenti per fare la doccia nasale. E come sempre distanza, mascherina e igiene.

«Cerchiamo di non fare subito il tampone, ma di prendere due giorni di tempo e vedere come va – dice Patrizia Nessi Gerletti – se non si risolve allora il tampone è la strada obbligata. Come pure se sale la febbre e se ci sono disturbi importanti alla respirazione. Gli esiti dei tamponi adesso arrivano in fretta, ma i mali di stagione paragonabili all’epidemia sono alle porte e la gestione diventa sempre più faticosa».

Per il momento non ci sono comunque ondate simil-influenzali.

«No, non tanto, c’è stata una settimana d’impazzimento per la ripresa delle scuole – commenta Paola Erba – adesso i sintomatici ci sono, ma i più non hanno un quadro febbrile. Al minimo segnale i cittadini ci chiamano, ma si spaventano solo se sale la febbre. Dobbiamo tenere le orecchie dritte e non rinunciare alla diagnosi clinica. Se il sospetto è fondato c’è il tampone, i cui risultati positivi sono comunque rarissimi. Altrimenti al di là delle carte, delle delibere e delle procedure, tutte scritte da gente che non fa il medico, la stella polare resta la valutazione e la sintomatologia». Anche gli asintomatici possono essere portatori. In quei casi c’è poco da fare, c’è poco da diagnosticare. Un altro consiglio unanime offerto dai medici è scaricare l’app Immuni. «La febbre è dirimente – dice Giordano Maria Galati – riniti, affaticamenti, gastroenteriti sono da valutare. Bisogna essere cauti, ma l’unico strumento che restituisce una certezza seppur limitata nel tempo è il tampone. I giovani badino alla vita sociale, gli anziani alle patologie pregresse»

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