Non ci sono i generi
esistono gli individui

Propaganda Live” è un programma molto divertente, con alcuni tratti di genialità, che va in onda il venerdì sera su La7. Certo, ha pure i suoi difetti. E’ troppo lungo, è troppo romanesco, anzi è totalmente romanesco - d’altronde, esiste qualcosa sulla televisione generalista che non sia romanesco? - ed è molto, ma molto “de sinistra”. Però, averne di arguzia e di spasso intelligente del genere.

E’ proprio per questo motivo che ha fatto davvero impressione l’evidente imbarazzo dell’autore e conduttore Diego Bianchi, in arte “Zoro”, mentre si giustificava per la rovente polemica che ha infiammato i social dopo la rinuncia della giornalista palestinese Rula Jebreal a partecipare come ospite alla puntata dell’altro ieri. La pietra dello scandalo, lanciata ovviamente via Twitter, è di essere l’unica donna su sette invitati, e lei da scrittrice e opinionista impegnata qual è non poteva assolutamente partecipare a un evento “che non implementa parità e inclusione”. Non implementa. Tutto vero.

Ora, in un qualsiasi paese normale dotato di un tasso culturale superiore alla terza media e ancora non del tutto schiavo del conformismo fariseo che permea il nuovo millennio si sarebbe chiosata questa faccenda con una risata omerica. Insomma, stiamo parlando di Rula Jebreal, mica della Fallaci o di Miriam Mafai, cioè di una prefica professionale che da anni denuncia l’intollerabile sotto rappresentazione femminile nei media italiani, oltre ad essersi autonominata portavoce maxima dei diritti delle minoranze etniche, sessuali, linguistiche e religiose e grande inquisitore (anzi, scusate, grande inquisitrice) a caccia delle malefatte di quei criminali sessisti e razzisti di Berlusconi e Salvini, di quei farabutti degli americani e di quegli assassini degli israeliani, sulle basi della sua notevole avvenenza (e si spera che questo non sia un commento machista) e della sua sedicente competenza. Anche perché sarebbe interessante chiederle come valuta la sovra rappresentazione delle donne e il rispetto dei diritti dei gay o delle minoranze etniche e religiose nella striscia di Gaza. Ma siamo in Italia e quindi le domande alle sacerdotesse del tartufismo collettivo nazionale non si fanno manco a pagarle.

Ma il punto non è neppure questo, il soggetto è ben noto alle cronache dai tempi delle santorate televisive degli anni d’oro. Il punto è che da una trasmissione certo militante come “Propaganda Live”, ma anche anarchica, ironica e caciarona, al gran rifiuto della giornalista ci si sarebbe attesi la classica risposta “esticazzi!!”. Perché, anche se a qualcuno della gente che piace potrà sembrare incredibile, c’è vita oltre la Jebreal che commenta la milionesima escalation militare tra israeliani e palestinesi e come sempre fa tanto comodo a tutti dire che è colpa esclusivamente di quelli brutti, sporchi e cattivi e che in fondo non è che quelli là avessero tutti i torti. Non è così, forse?

E invece, al posto di un sano sberleffo all’iraconda attivista, il povero Diego Bianchi si è esibito in un monologo che era tutto uno scusarsi e non ci siamo capiti e che dispiacere e noi abbiamo sempre fatto vanto della nostra tutela delle minoranze, delle diversità, degli umiliati e degli offesi (non a caso, le parti più stucchevoli della serata) ed è stata una mera coincidenza e abbiamo sempre tante ospiti donne in studio e purtroppo quando abbiamo ideato il programma eravamo solo uomini ed in effetti è un grave difetto imperdonabile, ma rimedieremo e ripareremo e risarciremo e tutto un piagnisteo davvero assurdo, ridicolo, grottesco che, alla fine, vedrete che partorirà quanto segue. In una delle prossime puntate la Emmeline Pankhurst 4.0 arriverà tutta servita e riverita a “Propaganda Live” a farci il predicozzo su quanto il sud del mondo sia meglio del nord e su quanto le donne siano meglio degli uomini e su quanto i musulmani siano meglio dei cristiani e su quanto i dittatori mediorientali non siano tanto diversi dalle finte democrazie occidentali e bla bla bla.

Eppure sarebbe tanto semplice rispondere a tono a una demagoga di tal fatta. Non esistono i generi. Esiste l’individuo. La sua intelligenza. La sua competenza. La sua cultura. La sua solitudine. La sua avventura nel mondo. Che poi questo individuo - non la gente, non la massa, non il popolo e tutte le altre fregnacce da comizietto digitale di serie B del solito pseudo politico di serie C - sia maschio o femmina, rosso o giallo, luterano o induista, alto o basso, mingherlino o bastracone, interista o juventino (beh, a pensarci bene, sullo juventino ci sarebbe da fare qualche distinguo…) è del tutto irrilevante e se nella tal puntata dedicata al tal argomento gli ospiti fossero tutti capelloni o tutti crapapelata o tutti asiatici o tutti africani ogni contestazione sarebbe semplicemente irricevibile.

Perché se si esce da questa prospettiva logica e laica non si entra affatto nel paradiso della parità di genere e della democrazia ideale realizzata in terra, ma solo e semplicemente nelle spire del manuale Cencelli: un uomo, una donna, un bianco, un nero, un istruito, un analfabeta, un gay, uno sciupafemmine, un nazista, un comunista e via andare di questo passo. Ma l’uomo designato dal partito degli uomini è un imbecille, non possiamo avere una donna in gamba al suo posto? No, un uomo a prescindere, anche se fosse il più ottuso sulla faccia della terra. Ma la donna designata dalla libera associazione delle amazzoni è un’analfabeta funzionale di andata e ritorno, non è meglio un uomo con dieci lauree e che parla sei lingue? No, una donna a prescindere, perché questo prevede la dittatura dei tempi moderni, la dittatura dei cretini.

L’appartenenza uccide la curiosità, la logica del branco azzoppa gli spiriti liberi, una dittatura rosa non è meglio di una dittatura azzurra, è soltanto una nuova dittatura, con l’unica differenza di essere imburrata di comparativi, superlativi e vezzeggiativi. Che qualcuno cacci un urlo, per favore.

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