Coronavirus, Gandler
«Basta, chiudiamola qui»

Il Ceo americano del Como si prepara per la riunione dei club di venerdì ma la strada è tracciata. «Anche la nostra società è d’accordo nel fermare tutto. Non ci sono le condizioni per riprendere ora»

Chiudere il campionato definitivamente e cominciare subito a concentrarsi sulle altre problematiche, e sulla preparazione di un futuro che non sarà semplice. È uno dei punti di cui si discuterà nell’assemblea della serie C in programma venerdì, naturalmente a distanza. Ed è anche la proposta di Michael Gandler. L’ad del Como che in conference call con i “colleghi” delle altre società venerdì discuterà di questa idea e di tutto il resto.

Stop

«Questo è il tema più importante adesso, decidere subito di fermare definitivamente il campionato. Ovvio che tutti noi vorremmo ricominciare a giocare, ma la situazione è quella che è. Se rimandiamo ancora, se restiamo ancora ad aspettare, tutto diventa più difficile. La cosa più ragionevole, la decisione più giusta da prendere secondo me invece è questa: finire qui». Un’idea che potrebbe essere condivisa da molte società secondo Gandler. «Venerdì vedremo, ne parleremo, da quello che ho sentito comunque diversi club non vogliono aspettare. Ascolteremo quello che dirà la Lega, se ne discuterà prima di decidere».

Ma tirare avanti troppo potrebbe essere controproducente. «Io penso di sì. Innanzitutto c’è comunque ancora un numero consistente di partite da giocare, non si può realisticamente pensare di arrivare sino all’estate, sarebbe troppo pesante e porterebbe problemi grossi anche per la prossima stagione. Chiudere ora significherebbe invece potersi già concentrare sul futuro e risolvere con più calma i problemi che si sono creati». Problemi economici e fiscali, che il Como comunque non ha, come ribadisce Gandler. «La nostra proprietà è in grado di rispettare tutte le scadenze e tutti gli impegni, ma è anche giusto pensare a tutta la categoria, visto che ne faremo ancora parte».

C’è però un altro nodo da risolvere, se si chiudesse ora. Quello delle promozioni e delle retrocessioni, «e anche questo non ci riguarda direttamente, vista la nostra posizione. Però certamente è un argomento fondamentale, il rischio potrebbe essere quello di avere un campionato con più squadre nella prossima stagione se si pensasse per esempio di promuovere chi è in testa, quindi anche chi è in testa in serie D, rinunciando alle retrocessioni. Questo però dipende anche da ciò che decideranno nelle categorie superiori, prima va capito quello».

Stipendi

E poi c’è il nodo stipendi. Interrompere ora cosa comporterebbe, al di là delle possibilità economiche del club? «Non si possono fare paragoni tra gli stipendi di A e di C, questo è ovvio. E l’ultima cosa che vogliamo è mettere in difficoltà i nostri giocatori. Bisogna però ragionarne insieme, avere solidarietà anche con le altre squadre, con chi ha più problemi. Ci sono società che anche senza questa crisi hanno difficoltà», e in questo senso inevitabilmente ci si aggancia al discorso sulla possibile riforma della C, altro tema toccato in questi giorni. «Questo può essere davvero il momento giusto per pensarci, per ridurre il numero di squadre, per rivedere la situazione attuale, per cambiare il sistema dei playoff che ora è troppo complesso... Per tutto questo, oltre che per rispetto di quello che sta succedendo, fermarsi e analizzare la situazione con un po’ di tempo in più a disposizione, secondo me sarebbe davvero la cosa migliore». Intanto comunque i piani del Como non si fermano, «lavoriamo ogni giorno, anche sul discorso stadio certo. Cambiano le tempistiche, per forza di cose, ma non i nostri progetti».

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