Cantù, aziende in calo continuo: sempre meno le ditte artigianali

Lavoro I dati della Camera di Commercio a fine 2022 registrano un’accentuazione del trend. Confartigianato: «C’è sofferenza di manodopera». Cna: «In corso una trasformazione, non crisi»

La città che cambia, con sempre meno artigiani: un trend che accelera persino in questi ultimi anni, con un maggior numero di chiusure rispetto ad altre annate. Nei dati che chiudono il 2022 di Camera di Commercio Como-Lecco, si può vedere, viceversa, una tenuta e anche una crescita delle attività commerciali. Oltre che delle professionalità del terziario. Dalle associazioni di categoria artigiane, si ribadisce che il lavoro nel legno arredo non manca, anzi: c’è carenza di manodopera. E non si esclude l’eventualità di fusioni tra aziende, che possono essere anche una strategia per unire le forze.

È il manifatturiero a scendere ancora di numero: dai 1.002 del 2012 agli 816 del 2022, -19,32%. Un bel colpo in termini assoluti: un’azienda su cinque non c’è più. E la velocità delle chiusure, da un anno all’altro, è persino raddoppiata. La conferma arriva dalla specifica del dato manifatturiero letto esclusivamente tra le aziende artigiane di Cantù. Da 663 a 491: anche peggio, dato che si tratta di un -25,94%. Una bottega artigiana su quattro, in dieci anni, è scomparsa. E le chiusure del 2022 sono quasi tutte artigiane. Indicativo anche il dato artigiano delle costruzioni: da 557 a 457 in dieci anni, esattamente 100 in meno, -17,95%.

Le perplessità di Marelli

Diversa la situazione, come detto, tra i servizi di alloggio e ristorazione: si passa dai 243 di dieci anni fa a 275, +13,16%. Tiene il commercio, crescendo addirittura di qualche unità: in un anno, da 1.074 a 1.082, +0,74%. Balzo in avanti di informazione e comunicazione: +26,67% in dieci anni.

Alessandro Marelli, presidente della delegazione di Cantù di Confartigianato Como, ricorda come i motivi possono essere diversi. «I dati sull’artigianato mi lasciano perplesso perché al di là del trend, non registriamo sofferenza sul lavoro - dice - Il problema ora, semmai, è riuscire a soddisfare la domanda, con i tempi di richiesta per le consegne sempre più stretti rispetto al passato, qualcosa che è cambiato certamente dopo l’emergenza sanitaria Covid. C’è sofferenza di manodopera, anche se c’è altissima professionalità da parte delle scuole nel formare i ragazzi, tra tecnologia e formazione anche in azienda, piuttosto che all’estero. I ragazzi sono contesi dalle aziende del settore e ne sono consapevoli: c’è offerta di stipendi al rialzo».

Quanto alle chiusure: «Oggi come oggi, credo che si debba lavorare sulle famiglie in quanto a orientamento, per far capire anche l’importanza dell’artigianato e, per quanto riguarda Cantù, del legno arredo».

Dalla famiglia alla forma associata

Pasquale Diodato, presidente Cna Lario e Brianza, guarda il fenomeno da un’altra prospettiva. «Vero, il trend va verso la diminuzione e anche più velocemente che in altri anni, però da un anno all’altro il numero delle unità produttive in meno diminuisce di poco, una ventina di unità. Potrebbe esserci in corso una trasformazione da parte delle aziende, che chiudono la conduzione familiare per mettersi insieme, anche fra tipologie artigiane diverse. Noi riteniamo che sia utile organizzarsi in filiera, su questo stiamo lavorando parecchio. È un sistema per ottimizzare i costi: unire le aziende comporta anche meno burocrazia, meno paletti. Per andare avanti in forma associata». Sulle aziende delle costruzioni: «Trascinano tutto. Ma l’anno importante sarà il 2024. Vediamo cosa succederà».

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