Cantù, congelato il passaggio di proprietà del capannone-moschea. Continua il braccio di ferro tra Comune e Assalam

Il caso Il comune di Cantù è pronto a procedere all’acquisizione al patrimonio pubblico della cultura, ma il Consiglio di Stato nell’udienza legale di ieri ha confermato la sospensione della richiesta in attesa del pronunciamento del Tar

Ancora tutto sospeso, nel braccio di ferro tra Comune e l’associazione islamica Assalam.

Il Consiglio di Stato si è espresso sul passaggio di proprietà dell’immobile del sodalizio al patrimonio di piazza Parini, confermandone la sospensione, e rimandando alla pronuncia del Tar sulla richiesta di permesso di costruire, sollecitando quindi il tribunale milanese alla fissazione dell’udienza di merito.

Nelle scorse settimane il Consiglio di Stato aveva accolto la domanda di misure cautelari presentata da Assalam, congelando così il trasferimento della proprietà al patrimonio comunale del loro stabile in via Milano, acquistato per 800mila euro attraverso le donazioni dei soci.

Ora il collegio ha affermato che «come emerge anche dalle pronunce di questo Consiglio di Stato e dello stesso Tar la fondatezza della pretesa dell’Ente di acquisire il possesso del bene e trascrivere l’acquisto nei registri immobiliari è condizionata alla definizione del rapporto amministrativo inerente la richiesta di permesso di costruire per l’insediamento di un luogo di culto».

Assalam ha presentato due istanze di rilascio del permesso di costruire per cambio di destinazione d’uso dell’immobile in luogo di culto, nel 2014 e nel 2017, ricevendo sempre un diniego dal Comune. Il Consiglio di Stato ha anche tenuto in considerazione il pregiudizio grave e irreparabile «che al privato deriverebbe dalla sottrazione del bene (che l’associazione ha chiesto di utilizzare, come già avvenuto in passato, per le attività connesse al Ramadan, che inizierà nel prossimo mese di marzo». L’associazione ha già presentato richiesta per utilizzare l’immobile per il mese sacro dell’Islam, permesso finora sempre negato dal Comune.

«Riteniamo importante sottolineare che il Consiglio di Stato – osserva il legale di Assalam Vincenzo Latorraca - ha evidenziato due punti fondamentali: in primo luogo, l’assoluta rilevanza della libertà di culto e, in secondo luogo, la necessità di attendere l’esito del giudizio avanti al Tar per stabilire la fondatezza della pretesa dell’Ente dato che sin dal 2014 era stato richiesto il rilascio del permesso per luogo di culto, negato esclusivamente sulla scorta della Legge Regionale successivamente dichiarata costituzionalmente illegittima».

Il sindaco Alice Galbiati continua a dirsi serena e certa del corretto operato di piazza Parini, ricordando che proprio in virtù del giudizio del Tar ancora pendente aveva dato agli uffici l’indicazione di attendere nel procedere con il trasferimento della proprietà dell’immobile al patrimonio comunale.

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