Folla per l’addio all’imprenditore Percassi: «Papà, ora mandaci un po’ della tua forza»

Cermenate La figlia Milena ha raccontato la sera dell’incidente: «Grazie a chi c’è stato vicino». Il ricordo di don Luciano: «Un bravo artigiano, rendere bello il mondo con l’arte ci fa simili a Dio»

La sua famiglia, oggi, si sente come una nave in mezzo alla tempesta che ha perso il suo capitano. Ma gli insegnamenti di Antonio Percassi, che della famiglia era pilastro, non non se ne andranno mai e li aiuteranno a raggiungere la riva, dopo aver attraversato il dolore: «Ti chiediamo – le parole dei suoi cari – di mandarci un po’ della tua forza».

Sono arrivati in tanti davvero, ieri, nella chiesa parrocchiale di San Vito e Modesto, per l’ultimo saluto ad Antonio Percassi, imprenditore di 83 anni, che sabato sera è rimasto coinvolto in un tragico incidente nel giardino della sua abitazione, colpito alla testa da un grosso ramo.

La fonderia artistica di via Alfieri

Amici e parenti si sono stretti attorno alla moglie Margherita, alle figlie Susanna, Monica e Milena e ai nipoti, commossi e increduli. Titolare dell’omonima e nota fonderia artistica di via Alfieri, dove ancora era impegnato ogni giorno nonostante l’età.

Altro che pensionato, come è stato sbrigativamente descritto dall’asciuttezza delle cronache, semmai un lavoratore testardo, «maledettamente testardo», l’ha tratteggiato la figlia Milena. Proprio lei ha raccontato con emozione i terribili istanti di sabato sera, tra il buio e il silenzio del padre che non rispondeva, che non poteva più farlo.

La richiesta di aiuto alla sorella Monica e agli amici, il ritrovamento, i disperati tentativi di rianimazione. Poi l’arrivo dei soccorsi, l’elicottero che sollevandosi pareva volersi portar via tutto quel male, e Monica che lo raggiunge, che vuole vederlo «perché nessuno avrebbe potuto tenerla lontana da te se avevi bisogno di lei».

Rimane l’amaro in bocca per una tragedia avvenuta nel luogo che più di tutti invece rappresentava la sicurezza e gli affetti.

«Hai sempre lavorato con amore»

«Hai sempre lavorato con amore – ha proseguito Milena Percassi – e lavorando te ne sei andato. Ora dacci una mano per continuare a restare uniti». La figlia ha voluto anche ringraziare quanti sono stati vicini alla famiglia in questo momento. Toccante il ricordo della nipote: «Eri il pilastro della famiglia, un uomo che sembrava inarrestabile e invincibile».

Ma capace di emozionarsi nel vederla crescere. «In questo momento – ha continuato – ci sentiamo traditi, siamo perduti, su una nave in balia delle onde senza capitano. Ti chiediamo di mandarci un po’ della tua forza».

Lo sguardo della figlia Susanna, con la sua semplicità, dà oggi coraggio e consolazione ai suoi cari e ha dato al padre l’addio con un sorriso, ringraziandolo per averla sempre protetta da ogni avversità. Sulla sua scrivania, in azienda, Antonio Percassi teneva una targa dono dei familiari, con una frase di San Francesco: «Chi lavora con le mani è un operaio, chi lavora con le mani e la testa è un artigiano, chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista». E lui, ha evidenziato don Luciano Larghi, era un artista: «Il Signore prenda il suo spirito di artigiano abile e lo diffonda su tanti giovani, sui figli e i nipoti. Rendere belle le case, le chiese, con l’arte, è una delle caratteristiche che ci fa simili a Dio, che era un grande artigiano, guardando a come ci ha fatti».

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