Il papà è morto in ospedale, ma non ha potuto vederlo: «Nessuno dovrà mai vivere un’esperienza come la mia»

Mariano Elisabetta Stella botte ha vissuto questa tragedia. È vicepresidente del Comitato familiari vittime del Covid

Non un abbraccio, non una carezza, non una parola di conforto pronunciata al suo capezzale ma solo un ultimo fugace saluto prima che morisse.

È stato straziante per Elisabetta Stellabotte, parrucchiera, dire addio a papà Antonio, 78 anni, di Cesano Maderno, morto in un letto d’ospedale il marzo del 2021 dopo aver contratto il Covid-19: era ricoverato al “San Gerardo” di Monza. Elisabetta non dimentica quei giorni, quando l’unico modo di vedere papà era sullo schermo dello Smartphone.

«Uscita dalla “bolla” del lutto, ho deciso che nessuno dovrà mai vivere un’esperienza come la mia». Da settembre è iscritta al “Comitato nazionale familiari vittime Covid”, sede a Perugia, presidente Luca Merico, oggi ne è diventata vicepresidente. «Abbiamo organizzato il 19 novembre un sit-in a Roma – prosegue – Chiederemo al Parlamento di avviare un’inchiesta sui protocolli adottati durante la pandemia. Al tavolo vorremmo esserci anche noi familiari e per questo lancio un appello: chi ha perso un proprio caro come me, si unisca a noi».

Elisabetta precisa subito: «Nessuno ce l’ha con gli ospedali, i medici o gli infermieri, noi contestiamo le procedure imposte». Il pensiero va così all’inizio del 2021. «A febbraio papà era stato ricoverato all’ospedale di Desio. Non stava bene per il diabete, ma era negativo al tampone. Tornato a casa, dopo 15 giorni erano iniziati i problemi».

Un malessere improvviso lo aveva costretto a un nuovo ricovero ma al “San Gerardo”. Positivo al Covid-19, era stato accolto nel reparto di terapia intensiva.

«Indossava il casco Cpap – prosegue Elisabetta - Si strappava le cannule, era stato legato ai polsi. Uno strazio per me che potevo parlarci solo via telefono». Una situazione terribile che a un certo punto sembrava volgere al meglio. «Papà diceva di sentirsi bene: voleva tornare a casa». Poi il quadro clinico è nuovamente precipitato. «Sono andata in ospedale: lo volevo vedere. L’accesso mi è stato concesso dalla direzione, in reparto non mi facevano entrare».

Antonio morirà il giorno dopo: il 23 marzo del 2021. Dal “San Gerardo” evidenziano che, in base alla normativa in vigore all’epoca, non era consentito l’accesso ai reparti Covid e nemmeno a quelli non Covid.

Sul caso Antonio Stellabotte: «Come riportato dalla figlia del paziente, l’accesso le è stato comunque consentito dopo essersi rivolta alla direzione, in un’ottica di valutazione specifica situazione per situazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA