Il sindaco e gli islamici a San Paolo durante l'evento della comunità pastorale: «Patrocinio? Cena, non preghiera»

Cantù Alice Galbiati in linea con la Lega: «Dichiarazioni mendaci. Il Comune prende le distanze»: «Non è un’ingerenza. La Comunità pastorale, nel caso, risponderà di questa iniziativa ai fedeli»

“Fratelli tutti”? Non proprio: l’amministrazione, attraverso il sindaco Alice Galbiati, prende le distanze dalla cena andata in scena sabato sera in piazza Garibaldi, l’evento “Fratelli Tutti. La coesione sociale possibile”, organizzata dalla commissione cultura della Comunità Pastorale di San Vincenzo. Non solo, suggerisce, in maniera sottile ma inequivocabile, che chi ha voluto questo evento «risponderà di questa iniziativa ai propri fedeli, anche a coloro che non l’hanno condivisa».

E non solo in senso morale, ma per le «dichiarazioni mendaci allegate alla richiesta di patrocini». A scatenare una simile reazione, il momento di preghiera dei fedeli musulmani sul sagrato della basilica di San Paolo, a sancire la fine del Ramadan prima della cena comunitaria che ha portato in piazza centinaia di persone. Ma, puntualizza il sindaco, nella richiesta di patrocinio alla serata, che il Comune ha concesso con una determinazione dello scorso 27 marzo, si faceva riferimento a un momento conviviale, non religioso.

«Esclusi risvolti religiosi»

Patrocinio che ha creato imbarazzo e malumori in casa Lega, visto che la sezione cittadina ha definito la serata «resa imbelle» e «semplice sudditanza nei confronti di chi sta invadendo la nostra terra, di chi vede nel nostro campanile un possibile minareto». «Come Sindaco di tutti i cittadini, credenti e non, di destra o sinistra – dichiara Alice Galbiati - non voglio ingerirmi in iniziative assunte dalla Comunità Pastorale di Cantù che, nel caso, risponderà di questa iniziativa ai propri fedeli, anche a coloro che non l’hanno condivisa. È tuttavia doveroso un mio intervento, dal momento che il Comune è stato coinvolto con una richiesta di patrocinio avente ad oggetto una serata di “intrattenimento” che prevedeva una “cena conviviale aperta alla città”, con espressa esclusione di qualsivoglia risvolto religioso. I documenti sono agli atti». Che sia accaduto qualcosa di diverso, prosegue, «è documentato da immagini che parlano da sole e che i promotori dell’iniziativa sapranno spiegare a chi di dovere». Per questo motivo «l’Amministrazione prende le distanze dall’”evento” in questione, declinando ogni responsabilità per le conseguenze che potrebbero scaturire dalle dichiarazioni mendaci allegate alla richiesta di patrocinio».

«Senza rispetto delle regole»

Quanto al merito della vicenda, Alice Galbiati si dice concorde con le parole del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, «l’immagine del sagrato di San Paolo occupato da soli uomini musulmani in preghiera non può lasciare indifferenti». Quindi ricorda il braccio di ferro legale in atto da anni con l’associazione Assalam: «Ho sentito parlare di tolleranza e di convivenza civile. Non potrei essere più d’accordo. Faccio però presente che non ci può essere convivenza civile senza rispetto delle regole».

L’iniziativa della comunità pastorale, quindi, viene stigmatizzata: «Io sono cristiana, credo nel confronto e nel rispetto reciproco delle diversità. Non credo però che il dialogo interreligioso significhi far consapevolmente finta che la Legge italiana non venga, altrettanto consapevolmente, violata da anni e soprattutto non credo che accondiscendere a iniziative pubbliche che si risolvono nella strumentalizzazione di un diritto così importante, come quello al culto, sia la strada per una soluzione al problema della civile convivenza. È una scelta che mi lascia molto perplessa».

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