La maxi inchiesta che scuote Cantù è lunga diecimila pagine: un castello di accuse dal bonifico milionario estero

Cantù Ancora in sospeso la decisione dei Gip sui domiciliari: Arnaboldi per ora resta in carcere. La pietra fondante dell’indagine è il versamento da un milione di Forma Urbis alla Bch di Lugano

Migliaia di pagine – oltre diecimila – centinaia di schede, decine di faldoni. In tutto questo è racchiusa la maxi inchiesta della guardia di finanza che, coordinata dal pm Antonia Pavan, ha scosso la città di Cantù e parte della sua recente quota politica, con l’arresto di due ex assessori, Claudio Ferrari e Giorgio Quintavalle.

I due, a quattro giorni dall’arresto in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Massimo Mercaldo, ancora non parlano. A questo punto, assistiti dagli avvocati Paolo Santarelli e Davide Giudici (Ferrari) e dai legali Marco Franzini e Arnaldo Giudici (Quintavalle), lo faranno verosimilmente solo in un secondo momento, direttamente con la procura che sta indagando su di loro, chiedendo di essere sentiti dal pm.

Indagini della Finanza di Albate

Prima però bisognerà analizzare bene l’enorme mole di carte che sono già state acquisite dagli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria di Albate. Rimane invece sospesa, in attesa di una decisione del gip che a ieri non aveva ancora sciolto la riserva, l’istanza di attenuazione della misura cautelare (dal carcere ai domiciliari) che era stata presentata dalla difesa di Fabrizio Arnaboldi, immobiliarista canturino che nel corso dell’interrogatorio si era tuttavia avvalso della facoltà di non rispondere. L’unico che fin da subito aveva risposto a tutte le domande era stato il quarto colpito dalla misura, il ristoratore Luca Della Fontana, che già dal pomeriggio di mercoledì era finito ai domiciliari uscendo dal carcere.

Poco si muove, insomma, in attesa che le parti in causa facciano la loro mossa.

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Società fallita nel 2021

Non rimane che attendere, ricordando quella che era stata la pietra fondante su cui la guardia di finanza aveva iniziato a costruire il castello di accuse poi attribuite a vario titolo agli indagati. Parliamo del bonifico bancario da un milione di euro datato 24 settembre 2015, disposto dalla società Forma Urbis alla Bch Investment di Lugano. Nella causale si leggeva solo il nome della beneficiaria, senza alcun ulteriore elemento. Uno spostamento di denaro ingente, verso l’estero, che avrebbe riguardato il presunto acquisto di un ramo d’azienda di questa Bch, relativo alle gestione delle energie rinnovabili. Solo che la Bch Investment, aveva poi scoperto la finanza, era attiva nel settore delle costruzioni edili.

Operazione che, dunque, ha spinto a guardare più a fondo in questa società, la Forma Urbis, dietro cui c’era (prima come amministratore unico e successivamente, ritiene la finanza, di fatto) Claudio Ferrari. Società che è poi stata dichiarata fallita dal Tribunale di Como con sentenza del 7 aprile 2021.

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La tesi del pm, insomma, è che quel milione di euro fosse in realtà solo una parte (seppur ampia) della attività di distrazione del patrimonio che toccò e superò il milione e mezzo di euro, con anche 74 mila euro di canoni di concessioni in sublocazione di uno spazio per ufficio a cifre ritenute spropositate rispetto a quelle di mercato che si aggiravano sui 20 mila euro. Quel trasferimento da un milione di euro, tuttavia, è stato il grimaldello messo nelle mani della guardia di finanza per aprire uno scrigno fatto di società, fallimenti e trattative commerciale su terreni in diverse parti della provincia su cui ora la procura di Como vuole vederci chiaro.

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