La moschea è nelle mani del Comune, ma Assalam impugna la confisca

Cantù L’associazione islamica contro il trasferimento di proprietà del capannone acquistato nel 2016

Nuovo capitolo nel braccio di ferro tra l’amministrazione comunale e l’associazione islamica Assalam, che da sette anni si fronteggiano nelle aule di tribunale.

Il sodalizio ha deciso di impugnare l’atto attraverso il quale piazza Parini intende procedere al trasferimento della proprietà al patrimonio del Comune del loro immobile in via Milano, e la Giunta ha nominato il proprio legale difensore, l’avvocato Maurizio Zoppolato.

I primi di dicembre Assalam, con i gruppi di opposizione e decine di associazioni, ha sfilato per le strade di Cantù in una manifestazione a favore dei diritti civili, della libertà di culto, per riaprire il dialogo. Ma le posizioni restano inconciliabili, quindi ha impugnato l’atto che li priverebbe del proprio capannone, acquistato nel dicembre nel 2016 per oltre 800mila euro, grazie alle donazioni.

«Questa – commenta il sindaco Alice Galbiati – è l’ennesima dimostrazione di come l’associazione dica di voler dialogare ma poi sconfessi nei fatti, per l’ennesima volta, queste dichiarazioni. Altri soldi pubblici dovranno essere spesi». Parole stigmatizzare da Vincenzo Latorraca, consigliere di Pd, Unire Cantù e Cantù con Noi: «Parole inaccettabili, perché il sindaco è anche avvocato, quindi sa benissimo che quando un provvedimento interessa il cittadino questo non può far altro che difendersi. L’amministrazione, se volesse, potrebbe in qualunque momento trovare una soluzione che non sia il contenzioso, ma è deplorevole colpevolizzare Assalam perché esercita il proprio diritto alla difesa».

Un iter che aveva preso il via nel 2017, quando, con l’allora sindaco Claudio Bizzozzero, venne negato il permesso di celebrare in quel capannone il Ramadan.

Il dirigente del settore Territorio notificò un’ordinanza con la quale si vietava di pregare nell’immobile. Venne quindi notificata la notifica della trascrizione dell’immobile al patrimonio comunale, con la consegna delle chiavi. Poi congelata. Ma ora, aveva spiegato il sindaco Galbiati, dopo la pronuncia del Consiglio di Stato che ha accertato che l’utilizzo a luogo di culto non è legittimo, il Comune ha proceduto, dato che non è stato ottemperato l’ordine di ripristinare un uso conforme alla legge.

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