Le infermiere abusive di “Insieme non si invecchia” dovranno scontare quaranta ore di lavori sociali

Cantù Piani terapeutici senza avere i requisiti o il titolo per svolgere la professione: accusate tre donne che saranno sottoposte a un periodo di messa alla prova, mentre una ha accettato il decreto penale di condanna

Tre messe alla prova da svolgere per circa 40 ore in strutture del territorio, svolgendo lavori di pubblica utilità.

Sono state concesse dal giudice Massimo Mercaldo dopo le opposizioni che le difese (avvocati Cristian Mazzeo, Massimo Guarisco e Gianluca Carelli) avevano presentato in seguito all’emissione dei decreti penali di condanna notificati per volere della Procura.

Promozione sociale

Le indagini erano ruotate attorno agli appartamenti gestiti dall’associazione di promozione sociale “Insieme non si invecchia” di Cantù. Secondo l’ipotesi accusatoria, in quegli spazi erano impegnate persone che svolgevano in modo abusivo l’esercizio della professione infermieristica.

Hanno ottenuto la messa alla prova Antonietta Mazzone, 57 anni di Cantù, Mirela Doci (albanese di 50 anni residente sempre a Cantù) e Noemi Romalda Ticona Quispe (peruviana, 46 anni, pure lei della “città del mobile”).

Ha invece accettato il decreto penale di condanna (750 euro di multa) Oksana Nevelska, residente a Besana Brianza (54 anni) nata in Germania. Rimane solo da stabilire la struttura o l’ente in cui Ticona Quispe dovrà svolgere le ore di pubblica utilità.

Tornando al fascicolo di indagine, che ha portato alla conclusione di queste ore, secondo il pm Antonio Nalesso le indagate avrebbero compilato e firmato fogli di terapia individuale relativi a piani terapeutici personalizzati e somministrato terapie farmacologiche, pur senza averne i requisiti e in assenza di qualsiasi titolo abilitante a svolgere la professione di infermiera.

Ex casa per anziani

Nel mirino era finita una ex casa per gli anziani di via Paradiso con due appartamenti e una decina di ospiti accolti dalla struttura, attività che era stata “visitata” dai carabinieri, dall’Ats e dall’ispettorato del lavoro nel mese di giugno del 2019.

Secondo l’accusa che venne formulata allora, all’interno si svolgeva una attività sociosanitaria senza però averne i requisiti con tanto di somministrazioni di farmaci. Il decreto penale di condanna, emesso dal Tribunale di Como seguendo la richiesta del pm, aveva colpito quattro persone, tra cui quella che era considerata la socia fondatrice dell’associazione di promozione sociale “Insieme non si invecchia”, ovvero Antonietta Mazzone.

La vicenda – che come detto risale al 2019 – aveva suscitato molto clamore in città tanto che era scesa in campo l’amministrazione comunale che aveva chiesto la ricollocazione degli anziani, e pure il Tar che opponendosi al ricorso dell’associazione aveva confermato l’ordinanza che disponeva il ricollocamento degli anziani in un contesto adatto alle cure di cui avevano bisogno.

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