“Non uno di meno”: una rete a sostegno
dei ragazzi canturini

Disagio giovanile Siglato il patto educativo di comunità tra Progetto Sociale, Comune, Enaip e varie associazioni. Dalla dispersione scolastica alle “baby gang”: è allarme

“Non uno di meno”, semmai molti, molti in più. Tanti da creare un rete a maglie fitte, così che nessun ragazzo possa cadere a terra, cadere nell’abuso di alcol e di sostanze, nella violenza delle baby gang o nell’abbandono scolastico.

Il ruolo della Fondazione Comasca

Si chiama proprio “Non uno di meno – Per educare un bambino ci vuole un villaggio” il progetto finanziato dall’Impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, che dopo tre anni densi ieri mattina ha visto la presentazione e la sottoscrizione di un patto educativo di comunità che vede coinvolte importanti realtà del territorio, prima fra tutte il Comune di Cantù.

L’obiettivo di un patto educativo è coinvolgere l’intera comunità educante, scuole e associazioni, in un lavoro condiviso per realizzare tutte le attività a contrasto della povertà educativa, quindi tutti gli interventi di prevenzione e rimozione dei fenomeni di disagio scolastico, di contrasto alla dispersione scolastica, di rimozione degli ostacoli che privano bambini e ragazzi della possibilità di apprendere.

Agendo quindi anche sulle fragilità delle famiglie. Perché, come ha osservato Bernardino Casadei, curatore scientifico di “Non uno di meno”, ancor di più dopo la pandemia «è evidente che c’è un malessere enorme che si manifesta nei ragazzi in comportamenti distruttivi, uso di droghe e psicofarmaci, dispersione scolastica».

Cantù capofila e il terzo settore

Il lavoro di questi anni ha reso consapevoli che questi problemi «non possono essere affrontati con approccio oggi dominante nell’educazione, la distribuzione di competenze. Un approccio che sta fallendo miseramente».

Al tavolo, alla presentazione del patto, i soggetti in cabina di regia, ovvero Fondazione Enaip Lombardia, ente capofila, il Comune e la cooperativa Progetto Sociale. E poi le realtà del terzo settore e dell’associazionismo che hanno sottoscritto il patto: i tre istituti comprensivi cittadini, La Soglia, la cooperativa Mondovisione, Incontri, Aspem, Il Gabbiano, la comunità pastorale di San Vincenzo, la Società San Vincenzo de Paoli, il gruppo Scout Agesci, il circolo Arci Mirabello.

Il sindaco: «Punto di partenza»

Un percorso nato nel gennaio 2020, ha spiegato Ilenia Brenna, direttrice di Enaip Cantù, che la pandemia non ha interrotto, con l’obiettivo di migliorare lo scenario educativo coinvolgendo la comunità. Non un punto d’arrivo la firma di ieri, ha evidenziato il sindaco Alice Galbiati , ma un punto di partenza, «diamo il via a un cammino condiviso», sottolineando due immagini del fare rete, quella delle rete del pescatore, «che definisce lo spazio e porta con sé», e quella delle rete del trapezista «che è invisibile ma c’è e aiuta nelle cadute».

L’assessore all’Istruzione e al Sociale Isabella Girgi ha rimarcato che sono già reperite a bilancio le risorse per dare continuità a questa iniziativa, che rispecchia la sua idea di fare amministrativo, «l’importanza di promuovere una politica di rete, perché da soli difficilmente si arriva lontano e dove c’è bisogno. Siamo uno dei pochi Comuni a siglare un patto educativo di comunità e spero che chi verrà dopo di noi lo porti avanti, altrimenti sarebbe un fallimento».

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