Operaio del Comune morto nell’incidente stradale. Anche il sindaco di Carimate sotto accusa

L’inchiesta Il primo cittadino e il responsabile dell’area tecnica accusati di omicidio colposo. Secondo la magistratura non avrebbero rispettato una serie di regole di sicurezza sul lavoro

Anche il sindaco di Carimate, Roberto Allevi, è accusato dalla Procura di Como dell’omicidio colposo dello stradino comunale che, il 20 luglio 2020, è stato travolto da una moto mentre piazzava dei cartelli stradali sulla via Giovanni XXIII. Un incidente gravissimo che, nove mesi più tardi, ha portato alla morte dell’uomo.

Sono tre le persone che, nei giorni scorsi, hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini da parte della Procura di Como per la morte di Giacomo Carpignano, 54 anni, per oltre 20 anni operaio del Comune di Carimate. Oltre al primo cittadino, sono indagati pure il responsabile dell’area tecnica del Comune, Domenico De Nicola, e Mirko Terraneo, 41 anni, ovvero il motociclista che si trovava in sella alla Kawasaki che ha travolto Carpignano.

Quel giorno - in base a quanto ricostruito dai carabinieri - il primo cittadino aveva chiesto ai due operai comunali, tra i quali l’uomo poi rimasto vittima dell’incidente, di mettere in sicurezza la strada con cartelli e indicazioni perché era stata segnalata la presenza, in via Giovanni XXIII, di un maialino che si aggirava senza alcun tipo di controllo. A bordo del furgoncino comunale, i due dipendenti sono subito intervenuti per piazzare i cartelli segnaletici e per recuperare l’animale. Ma mentre Carpignano inseguiva il maialino, sopraggiungeva la Kawasaki. Il motociclista ha sempre detto di non aver visto l’operaio del Comune, in quanto si trovava subito dopo una curva con piega a destra e visuale oscurata da un muro di contenimento coperto da piante rampicanti. Fatto sta che l’impatto è stato violentissimo.

Il primo cittadino di Carimate e il responsabile dell’area tecnica del Comune sono finiti sotto accusa in particolare per una serie di mancanze in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare viene contestato loro di aver sottovalutati i rischi a cui l’operaio andava incontro, di non aver provveduto alla formazione in materia di salute e sicurezza di entrambi i dipendenti inviati a mettere in sicurezza la strada e di non aver informato sui rischi legati a quello specifico intervento.

Ora i legali dei tre indagati hanno venti giorni di tempo o per presentare memorie difensive o per chiedere l’interrogatorio dei loro clienti e tentare di evitare la richiesta di rinvio a giudizio.

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