Sventata la truffa del nipote in ospedale. «Al telefono parlava pure in dialetto»

Brenna L’ennesimo tentativo di raggiro ai danni di una coppia di anziani che abita in paese. Il racconto: «Per tentare di convincerci, usava espressioni in brianzolo: voleva i soldi»

I truffatori che persino si mettono a parlare in dialetto, nel tentativo di aggiungere credibilità alla messinscena. Di nuovo, a Brenna. Al centro del fenomeno, in queste settimane, con Cantù. E rieccola la truffa del finto nipote, tentata questa volta a danno di una coppia di anziani, raggiunta al telefono da una telefonata. Declinazione in chiave locale: l’utilizzo della vulgata brianzola, con il finto nipote che ha riferito di essere, in quel momento, ricoverato in ospedale, di aver bisogno, al solito, di denaro per potersi curare. Una truffa.

Denaro, che, per fortuna, non è stato scucito. La vittima, la “zia”, non ha creduto alla storiella: «Tu non sei mio nipote!». E ha attaccato. In famiglia, è stata quindi la figlia - vera - della coppia di anziani a diffondere il messaggio. Per evitare che la truffa, altrove, vada a segno. Soltanto un paio di settimane fa, sempre a Brenna c’era stato un altro simile tentativo. «Suo figlio è in ospedale, dovete darci dei soldi, o, se non li avete, va bene anche l’oro. Ci servono per comprare delle medicine per cure urgenti. Altrimenti suo figlio morirà». La vittima del raggiro, una persona anziana, peraltro, aveva già sofferto, due anni fa, per la morte di un figlio. E tanto è bastato per appendere, con sdegno, la cornetta del telefono.

Con una telefonata al 112, erano stati avvisati dalla famiglia i carabinieri. E poi, anche il sindaco Paolo Vismara. «Avevo ricevuto in quell’occasione un contatto personale - dice - e avevo informato a mia volta i carabinieri. Si tratta di un fenomeno su cui bisogna intervenire cercando di prevenire le azioni dei truffatori, con accorgimenti da parte degli stessi anziani. Prestare la massima attenzione al fenomeno è fondamentale, e in questi casi né l’una né l’altra potenziale vittima hanno creduto alle richieste. Purtroppo, è necessario avere un atteggiamento di diffidenza totale nei confronti di questi sconosciuti. Diventa persino un rischio cercare di essere gentili o soltanto parlare, perché si rischia comunque di dare troppe informazioni a delle persone malintenzionate».

Fenomeni circoscritti a livello di territorio, come se la “base” fosse in zona. Anche perché, del resto, i truffatori devono poter entrare in azione: il copione, se di successo, prevede, dopo la telefonata per agganciare la vittima, il passaggio a casa da parte del finto amico del sempre finto nipote - o altri personaggi di sceneggiatura - per ritirare soldi o oro. «Credo che questi criminali siano attrezzati, per nulla sprovveduti. Hanno preso di mira questa zona del Canturino. Io credo che già il fatto di parlarne è certamente utile. Bene che questi nostri cittadini si siano accorti della truffa in atto».

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