Benzina in Svizzera
Coda verso il valico:
2,01 euro al litro

A Como il valore medio è 2,21 ma in alcuni distributori si sale fino a 2,36. Più conveniente anche il gasolio. E oltreconfine si punta a ridurre le tasse sul carburante

La corsa al pieno in Canton Ticino è destinata inevitabilmente a subire un’ulteriore e importante accelerazione, dopo che ieri in quel di Pizzamiglio - a un centinaio di metri dal valico di Maslianico - il prezzo di un litro di verde è sceso sensibilmente sino a toccare i 2,01 euro. Nelle ultime quarantotto ore il prezzo di un litro di verde si era attestato sempre in quel di Pizzamiglio a 2,12 euro.

Il confronto

Un segno meno marcato dunque, che nel confronto con il capoluogo (dove il prezzo medio di un litro di verde si attestava ieri a 2,21 euro) porta in dote un risparmio su un pieno di 40 litri pari a 8 euro e 40 centesimi (pagando, è bene ricordarlo, in contanti), ricordando che in città un litro di verde è arrivato a costare anche 2 euro e 35, dunque con un risparmio su 40 litri che si attesterebbe a 14 euro.

Conveniente anche il pieno di verde a Chiasso, dove un litro di verde costava ieri 2,06 euro. Analogo discorso, seppur con numeri più contenuti, per il diesel, che ieri pomeriggio a Pizzamiglio costava 2,13 euro al litro (2,18 euro al litro il costo a Chiasso) contro i 2,24 euro al litro del capoluogo con punte di 2,35 euro al litro. E’ così stato stravolto il principio in base al quale il diesel si configurava come più conveniente rispetto alla verde. Dopo aver cristallizzato i prezzi, la Svizzera dunque ha dato il primo importante segnale per abbattere i costi di benzina e diesel, anche se la politica da qualche giorno a questa parte ha messo nel mirino il Governo di Berna - guidato dal ticinese Ignazio Cassis - reclamando il taglio delle tasse sul carburante. “Benzina: giù le tasse!” titolava ieri a tutta pagina “Il Mattino della Domenica”, il settimanale che fa capo alla Lega dei Ticinesi, con il direttore (e consigliere nazionale) Lorenzo Quadri che faceva notare come “sul costo della benzina la Confederazione ha ampi margini di manovra. Nel senso che il prezzo è in buona parte determinato da tasse e balzelli. Segnatamente dall’imposta sugli oli minerali”. Imposta che per dare un riferimento diretto nel 2020 - l’anno segnato per dieci lunghi mesi dalla pandemia - ha generato introiti per 2,5 miliardi di franchi. il 45% dei quali destinati ai costi generali della Confederazione. Da qui la richiesta della Lega dei Ticinesi, ricordando che il prossimo anno si voterà per le federali (dunque la lunghissima campagna elettorale è in parte già iniziata), di congelare il prelievo legato all’imposta sugli oli minerali e abbassare così il costo del carburante “a beneficio del potere d’acquisto dei cittadini”.

La polemica

Non poteva mancare - in pieno stile Lega dei Ticinesi - una stoccata anche ai pendolari del pieno italiani, che in virtù della parità tra franco ed euro non troverebbero conveniente rivolgersi ai distributori a ridosso del confine, mentre prima c’era la “corsa” al pieno in Ticino. In realtà, nel confronto con i prezzi italiani, sta succedendo l’esatto contrario.

Anche il consigliere nazionale dell’Udc, Piero Marchesi , ha chiesto a Berna di mostrare i muscoli senza ulteriori indugi, tagliando con effetto immediato “le tasse sul carburante”. «Molti automobilisti non possono più permettersi questi prezzi», la sottolineatura di Marchesi. Un problema reale che, verrebbe da dire, non conosce confini.

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