Cermenate, centinaia al funerale di Leo
L’ultimo saluto degli amici in moto

Grande commozione alle esequie di Leonardo Gessaga, morto ad appena 16 anni. Don Luciano: «Donando gli organi moltiplica il suo amore». La sorella: «Mi mancherai sempre»

«Impenna anche lassù, che, come dicevi, qualche impennata non fa mai male. Mi manchi, mi mancherai sempre». Non riesce a trattenere le lacrime Alice, la sorella maggiore di Leonardo Gessaga, salutando il fratello che tra meno di un mese avrebbe compiuto 17 anni. Non ci riescono le centinaia di persone fuori e dentro la chiesa parrocchiale di San Vito e Modesto per dirgli addio.

I suoi amici, riuniti sul sagrato con gli occhi bassi, lucidi, si fanno forza l’un l’altro. E gli rendono omaggio come sarebbe piaciuto a lui, con il rombo all’unisono delle loro moto, quel rombo che Leo considerava una musica, il suono che ha la libertà. Poi, tutti in sella, l’hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio, come un picchetto d’onore, fino alla tomba di famiglia a Vertemate con Minoprio.

La cerimonia

Si è tenuto ieri pomeriggio il funerale di Leonardo Gessaga, il ragazzo di 16 anni appena scomparso a causa delle gravissime ferite riportate in un incidente sabato sera, quando si è schiantato in moto contro un new jersey di cemento all’ingresso del campo base in disuso della Pedemontana, in Fratelli Rosselli a Lazzate, pochi metri più in là del cartello che indica la fine di Cermenate.

Sono arrivati in tanti per stringersi attorno ai genitori e alla sorella maggiore straziati dal dolore. Per celebrare un ragazzo pieno di vita che ha visto la sua spezzata troppo presto ma che, come ha ricordato don Luciano Larghi, ha moltiplicato l’amore, grazie alla scelta generosa e altruista dei suoi cari, che hanno deciso di donare i suoi organi, regalando una seconda opportunità a non sperava più di averla.

Il cordoglio

Accanto al sacerdote cermenatese, sull’altare, anche don Fabio Rossi, della parrocchia di Fino Mornasco, dove, da pochi mesi, il ragazzo aveva cominciato a frequentare l’oratorio, e poi padre Lorenzo Maragon, del Centro di Formazione dei Padri Somaschi di Albate, dove frequentava il terzo anno nel settore carrozzeria.

Gli amici dell’oratorio, gli amici della moto, i compagni di classe. Tutti sono venuti a salutarlo. E poi il sindaco di Cermenate Luciano Pizzutto, che l’ha visto crescere, entrambi di casa a Montesordo, e quello di Vertemate con Minoprio Maurizio Capitani. «Si dice che un bel gioco duri poco – le parole di don Luciano – che quando c’è entusiasmo sia bene interrompersi, per poi avere voglia di andare avanti. Ma se a qualcuno fanno lo sgambetto, se gli tagliano la strada mentre ha iniziato a giocare, ci si domanda, ma perché? Quando muore un ragazzo non si hanno risposte. Leonardo aveva un cuore buono, e ce l’ha ancora. L’amore che donava vive davanti a noi. Proprio adesso che il gioco diventava bello, questo gioco è stato interrotto, qui. Ma per lui continua, è stato chiamato a portarlo avanti in cielo».

Forse chi è lassù è stato un po’ egoista, le parole della sorella Alice tra le lacrime, per averlo voluto con sé così presto. «Eri il mio migliore amico – l’intenso ricordo – il mio braccio destro, la mia roccia». Insieme hanno affrontato tante cose, tante prove, superandole. E la memoria più bella resterà un giorno a Gardaland, ridendo forte, con lui che quasi si vergognava di tanta gioia da bambini: «Impenna anche lassù, che, come dicevi, qualche impennata non fa mai male. Mi manchi, mi mancherai sempre».

Silvia Cattaneo
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