Sempre meno i medici di base: «In provincia ne mancano 110»

Sanità L’Ats Insubria ha pubblicato l’elenco degli ambiti carenti: più del 30%

Per i medici di famiglia «è un’ecatombe», in provincia di Como mancano 110 camici bianchi su 300 totali.

L’Ats Insubria ha pubblicato l’elenco degli ambiti carenti, ovvero i posti della medicina generale che risultano vuoti entro un determinato raggruppamento di Comuni. Sul territorio comasco sono oltre cento i medici di famiglia che mancano all’appello. L’anno scorso il bando era stato aperto per una settantina di posizioni, poi salite a una novantina. Ma a causa dei tanti pensionamenti recenti e dello scarso ricambio generazionale quest’anno c’è stato un vero record. Un record purtroppo destinato ad essere battuto nei prossimi anni. Almeno stando alle statistiche rese note dai vari ordini professionali che prevedono un alto numero di cessazioni.

Oltre ai medici mancanti ci sono tre posti vacanti tra i pediatri di libera scelta, e mancano anche 5.472 ore di guardia medica annue tra Como e Varese.

Le Ats pubblicano gli ambiti rimasti scoperti in previsione, nei prossimi giorni, di un primo bando d’assunzione aperto dalla Regione, cui segue in genere una successiva finestra concorsuale prima dell’estate. Nella speranza di reclutare nuovi medici, anche freschi di laurea.

A volte capita che a questi bandi in realtà si presentino anche molti specialisti ospedalieri, stanchi dei turni di notte e della fatica in reparto e in Pronto soccorso. C’è quindi una generale sofferenza di tutto il comparto medico. Colpa, secondo la Regione e i rappresentati dei camici bianchi, della mancata programmazione negli anni della formazione accademica. Nel panorama provinciale mancano più medici nella zona del canturino, dove sono dieci le posizioni scoperte, in difficoltà anche il marianese, otto gli ambiti carenti, e l’olgiatese, ma anche la città e Brunate cercano otto medici. Nel nostro territorio ci sono medici di famiglia che seguono oltre 2mila assistiti, quando prima il rapporto tra medico condotto e cittadino era di uno a 1.500. Prendono dunque sempre più piede gli ambulatori medici temporanei, per assistere i pazienti a cui non è possibile assegnare un medico, comprendo il bisogno a turno nei giorni feriali.

«È un’ecatombe – commenta Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale – è la cronaca di un disastro annunciato. È un record negativo, ma forse il peggio deve ancora arrivare alla luce dei prossimi pensionamenti».

È forse il caso di pensare ad un’organizzazione differente? «Sì, intanto è ormai evidente che i medici non possono più lavorare da soli. Anche i giovani corsisti presenti nei nostri studi chiedono di crescere in gruppo. Con altri colleghi, con infermieri e personale amministrativo per sgravare la medicina di base da tutto il carico burocratico. Serve un’informatica più efficiente, senza pratiche da venti minuti per prescrivere un solo farmaco innovativo per il diabete. Così si potrebbero seguire più pazienti. Perché non è possibile in un Paese civile lasciare dei cittadini senza assistenza medica. La soluzione degli ambulatori temporanei in alcune aree critiche non basta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA