Un solo medico di famiglia a Brunate, una cittadina non ci sta più e scrive a Mattarella

La storia La “pasionaria” che ha raccolto duecento firme per ottenere un altro dottore continua la mobilitazione: «Caro presidente, dica ad Ats che non possiamo essere visti solo come dei numeri. Siamo distanti da Breccia»

Un medico di famiglia in più a Brunate. Non si ferma la mobilitazione dei residenti rimasti a Brunate con un solo medico di famiglia.

E dopo aver raccolto 200 firme in un paio di giorni, Caterina Pedraglio, una cittadina di Brunate che ha preso a cuore il problema, ha deciso di scrive al Presidente della Repubblica e non solo.

«Purtroppo dopo le segnalazioni e le richieste non ci sono stati riscontri concreti» dice Pedraglio, la cui petizione era stata inviata a Ats Insubria (direzione generale di Varese e di Como), ad Asst Lariana e a Regione Lombardia, alla direzione generale welfare ed alla commissione permanente sanità e politiche sociali).

Risorsa

«Ho scritto al Tg regionale, alle varie trasmissioni (Italia Sì e Mi manda Rai Tre, ndr) , e, dopo che il nostro Presidente ha detto che le piccole realtà sono una risorsa per il nostro Paese, ho scritto anche a lui attraverso la posta della Presidenza della Repubblica. Sono consapevole che molto probabilmente riceverò delle risposte diplomatiche che nulla effettivamente dicono, ma come si dice, tentar non nuoce. Se non si chiede non si può ottenere, speriamo che il presidente Sergio Mattarella o altri ci ascoltino»

Molti cittadini di Brunate sono con Caterina, apprezzano la sua determinazione e lo spendersi per gli altri, soprattutto per gli anziani e per chi ha difficoltà ad andare a Como.

Dal primo gennaio, infatti, a causa del riordino della convenzione regionale, la dottoressa Giuseppina Milea non fa più ambulatorio a Brunate, ma solo a Como, precisamente a Breccia, in via Perego, che da Brunate dista circa mezz’ora in auto, i tempi con i mezzi pubblici si allungano ulteriormente e occorre prendere la funicolare ed il bus.

A Brunate, “sul cucuzzolo della montagna”, come scrive Pedraglio, è rimasto il dottor Paolo Laface, marito della dottoressa Milea, che ha avuto una deroga al numero massimo degli assistiti, ma resta un solo medico in un paese che per sua conformazione è un po’ eccezionale e lontano dalla periferia di Como dove da un mese riceve la dottoressa Milea.

Problematica

«Ats Insubria ha risposto con una fredda analisi dei dati alla quale a mia volta ho risposto sottolineando che la collettività non può essere semplicemente vista come numeri e fosse anche per solo uno lo Stato ha il dovere di garantirne l’assistenza – scrive Pedraglio a Mattarella - Pur consapevole della situazione in cui si trova la nostra sanità, vorrei porre alla Sua cortese attenzione questa considerevole problematica e cercare di far sentire anche la nostra voce, per sperare che qualcosa si muova in senso concreto su tutto il territorio e che sia un tema di maggior dibattito in vista delle prossime elezioni regionali e ciò a prescindere dal tipo di schieramento politico trattandosi, la salute, di un bene costituzionalmente garantito al di sopra dei colori di partito».

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