Violentate e costrette a prostituirsi
Giro di lucciole Como-Lugano: 3 in cella

Spaccio di cocaina e sfruttamento della prostituzione: blitz dei carabinieri - Uomo e donna in carcere in Svizzera. E nelle intercettazioni la prova di botte e abusi

«Le dicevo “sei una schiava”. E poi la picchiavo e la violentavo in tutti i modi... piangeva di brutto». Per chi si raccontasse che il sesso a pagamento nei night di Lugano non è come quello da marciapiede, le intercettazioni dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Como sono un bagno di realtà drammatico e crudele. Uno spaccato di ciò che si nasconde veramente nel mondo della prostituzione e del suo sfruttamento.

I detective dell’Arma hanno eseguito tre custodie in carcere a carico di altrettante persone. Due di queste nei confronti di un comasco e di una rumena già in cella a Lugano. La terza a carico di un altro rumeno, residente a Fino Mornasco, accusato tra l’altro di violenza sessuale aggravata.

L’inizio dell’inchiesta

L’indagine nasce dalla collaborazione strettissima che si è creata tra i carabinieri del Nucleo investigativo e gli uomini della polizia cantonale ticinese. Da mesi le due forze di polizia si scambiano informazioni e collaborano su vari fronti. Uno di questi riguardava il traffico e lo spaccio di cocaina.

Proprio la scia di polverina bianca ha portato, lo scorso novembre, i poliziotti svizzeri fino a Lugano Sud dove sono finiti in cella Stefano Forcella, 28 anni, comasco con residenza tra Cernobbio e Fino Mornasco, e Daniela Mihaela Penu, 30 anni, rumena, convivente nella casa di Fino del Forcella. Sono accusati di spaccio di cocaina, violenza privata e sfruttamento della prostituzione.

Le indagini dei carabinieri alla ricerca di riscontri degli atti raccolti oltre confine dai colleghi elvetici, ha permesso di alzare il velo su almeno una terza persona coinvolta nello sfruttamento della prostituzione. Quell’uomo, Vasile Dumitru Carausan, 44 anni rumeno di Fino Mornasco, è stato arrestato ieri mattina non solo per aver sfruttato una ragazza connazionale costretta a prostituirsi, ma anche - se non soprattutto - perché quella ragazza è stata per mesi vittima di violenze sessuali e maltrattamenti e botte. Al punto che la Procura - l’indagine è coordinata dal pubblico ministero Alessandra Bellù - ha deciso di accelerare un blitz su cui i carabinieri lavoravano da giorni proprio per proteggere la ragazza.

Le botte e gli arresti

Secondo l’accusa sarebbe stata proprio Daniela Penu a convincere una sua amica rumena a venire in Italia per potersi poi prostituire in Svizzera. La giovane è arrivata nel nostro Paese poco prima del lockdown del 2020 e così ha cominciato a “lavorare” in un night club elvetico della zona sud di Lugano tra l’estate e l’inizio dell’autunno di quell’anno. Agli investigatori elvetici la ragazza avrebbe anche raccontato di essere stata costretta non solo a vendere la droga ai clienti che si appartavano con lei nel club a luci rosse elvetico, ma anche a iniziare lei stessa a far uso di cocaina, dietro minacce anche pesanti.

Come detto la ricerca di riscontri sul giro di stupefacente anche sul fronte comasco, ha portato i carabinieri del Nucleo investigativo a incrociare le piste di Vasile Carausan e di mettere il suo telefono, l’abitazione e l’auto sotto il controllo delle cimici. Quello che, nel corso delle ultime settimane, hanno registrato gli inquirenti è drammatico. Una ragazza, anche lei rumena, letteralmente soggiogata, schiavizzata, picchiata, abusata dall’uomo che, parlando con un amico, si sarebbe pure fatto vanto del trattamento violento riservato alla donna.

Nel corso dell’operazione, nella mattinata di ieri, i carabinieri hanno anche accompagnato in caserma alcune giovani donne per verificare se anche loro fossero vittima del giro di sfruttamento della prostituzione. Ora si attende l’interrogatorio degli arrestati, per comprendere se e come si difenderanno dalle accuse mosse a loro carico.

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