Ambulanze bloccate al Pronto soccorso e il sistema va in tilt

Sanità Il responsabile della centrale, Matteo Caresani: «Più richieste ma i tempi di arrivo sul posto sono aumentati di poco; il vero problema sono i mezzi fermi negli ospedali»

«Non è mia competenza parlare dei motivi che stanno alla base dei problemi dei pronto soccorso. Noi però constatiamo quotidianamente quanto siano in difficoltà. Non ci liberano le ambulanze, che rimangono fuori a lungo, e così facendo tutto il sistema va in crisi».

Matteo Caresani è il responsabile operativo della Soreu dei Laghi e interviene dopo le critiche per le attese delle ambulanze e le problematiche del servizio di soccorso di emergenza, palesate da un episodio avvenuto questa settimana (lunedì alle 11) con un turista colto da malore mentre era in attesa del battello. Sul posto era arrivata l’automedica ma per l’ambulanza si era dovuto attendere a lungo fin quando i sanitari avevano deciso di portarlo al Valduce con la stessa automedica.

Le chiamate al 118 sono in continuo aumento

«Quella decisione l’ho autorizzata io – precisa Caresani – Si è verificata, lunedì mattina quando il turista ha avuto il malore, una situazione eccezionale che tuttavia può succedere. Non c’erano ambulanze, non solo per i codici verdi ma anche per i gialli come era quello del turista. Per questo abbiamo optato per medicalizzare il paziente con l’automedica visto che poteva stare seduto».

Il quadro però è complesso. Le chiamate al 118 sono in continuo aumento, anche dopo il Covid, un incremento che non può essere spiegato solo dal fatto che dal 2021 nell’area coperta da Soreu dei Laghi (Como, Varese, Lecco e una parte dell’Alto Milanese) si sia aggiunta anche Saronno.

«In media ogni anno abbiamo il 3% di incremento – continua Caresani – Eppure, tengo a precisare, i tempi medi di attesa non si sono allungati di molto. Per i codici gialli e rossi nel 2019 eravamo a 10 minuti, oggi siamo a 12 minuti. Per i verdi siamo passati da 15 minuti di attesa nel 2019 agli attuali 20 minuti di media».

Però qualche problema, come detto, c’è e l’episodio di lunedì scorso a Como lo conferma. «Detto che queste cose possono accadere ma che speriamo rimangano eccezioni, riscontriamo dei problemi a far liberare le ambulanze dai pronto soccorso. E questo mette in difficoltà il sistema. Noi portiamo negli ospedali il 20-30% dei pazienti dei pronto soccorso, mediamente però sono più gravi di chi raggiunge l’ospedale da solo». Insomma, il concetto è semplice: le ambulanze che non vengono immediatamente liberate rimangono bloccate negli ospedali, dunque non potendo più intervenire sul territorio in caso di bisogno.

Tutelare i pazienti per Caresani è il primo obiettivo

Secca invece la smentita di Caresani su carenze nel filtro delle chiamate che giungono al 118: «Abbiamo un filtro di primo livello che guida i tecnici che rispondono al telefono con le domande da fare. Un apposito algoritmo poi genera il codice di gravità. L’operatore può chiedere sempre una valutazione infermieristica. Questo già credo che sia un ottimo filtro. Noi lavoriamo per tutelare il paziente, non mandiamo l’ambulanza a tutti perché abbiamo paura di qualche causa, e questo deve essere chiaro. Tuteliamo i nostri pazienti».

I sanitari stabiliscono poi anche le destinazioni ospedaliere, in base a preordinate reti, seguendo la logica di «non portare il paziente nell’ospedale più vicino ma in quello più giusto» in base alla patologia.

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