Anche la maturità supera (finalmente) l’emergenza. Si torna al pre Covid

Scuola Le nuove modalità dell’esame decise dal ministero. Peverelli: «Bene la reintroduzione delle prove Invalsi». Filosa: «Interessante la seconda prova dei professionali»

L’esame di maturità torna sostanzialmente al pre Covid. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha firmato l’ordinanza che definisce le nuove modalità di svolgimento dell’esame. Per la prima volta dopo la pandemia, tutte le prove scritte saranno a carattere nazionale, a eccezione degli istituti professionali di nuovo ordinamento. Per questi, però, è stata introdotta la seconda prova scritta, che verterà non sulle discipline scolastiche ma sulle attività svolte durante la fase di studi. I Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) non saranno più un requisito fondamentale di ammissione all’esame, a differenza delle prove Invalsi, che comunque non concorrono alla valutazione.

Per quanto riguarda l’orale, lo studente dovrà iniziare il proprio discorso da uno spunto scelto dalla commissione (immagine, testo o video). Verranno valorizzati il percorso formativo e di crescita, le competenze, i talenti, la capacità dello studente di elaborare i temi più significativi di ciascuna disciplina. Confermate poi le parti dedicate alle esperienze svolte nell’ambito dell’orientamento e alle competenze di educazione civica.

Superamento della pandemia

«Si tratta di novità legate al superamento della pandemia - commenta Roberto Peverelli, dirigente dell’istituto Carcano - Lo dimostra, ad esempio, il fatto che i Pcto non saranno più requisito fondamentale, date le difficoltà che le scuole hanno avuto in questi anni con i lockdown. Vale il contrario per le Invalsi, che forniscono dati interessanti perché rappresentano delle forme di confronto su alcune competenze fondamentali. Porle come requisito probabilmente porta gli studenti ad affrontarle con una maggiore serietà. Infine il colloquio, dove lo spunto iniziale può essere utile per capire come ragiona lo studente, ma non è facile utilizzarlo perché spesso si riduce a una domanda mascherata da fotografia, e non è questo il senso per cui è stato pensato».

«Interessante la novità della seconda prova per i professionali – evidenzia Gaetana Filosa, dirigente del Da Vinci – Ripamonti - La commissione dovrà costruire l’esame in base alle indicazioni che arriveranno riguardo tipologia e nuclei fondanti dei diversi indirizzi. In questo modo c’è una volontà di personalizzare ancor di più il percorso. Ricordo che questo tipo di prova può durare anche due giorni, soprattutto nel caso di prove pratiche. Sulle Invalsi sono da sempre favorevole, dato che le considero una valutazione del sistema scolastico, non dello studente. Il colloquio così strutturato è più adatto per i nostri studenti. Non è un’interrogazione divisa per discipline: c’è una riflessione critica interdisciplinare, per esprimere meglio non solo le conoscenze ma anche la maturità del ragionamento».

Per i licei poche novità

«Per i licei non ci sono grandi novità – sottolinea Nicola D’Antonio, preside del Liceo Giovio - I tre anni di pandemia avevano sospeso alcuni elementi che ora sono stati ripresi. Praticamente si torna alle stesse caratteristiche dell’esame 2018-19. Ricordo, comunque, che nel nostro liceo per le sezioni EsaBac (diploma italo-francese, ndr) torna anche la terza prova scritta di storia in francese, la quale consentirà agli studenti che la supereranno di ottenere un diploma valido proprio per le università della Francia».

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