Botte e stupro nella cabina telefonica: i terribili ricordi della vittima. Un racconto durato due ore

Incidente probatorio La donna bulgara di 58 anni ha ricostruito davanti al giudice i fatti di quel giorno. La deposizione conferma quanto ipotizzato grazie alle telecamere e alle testimonianze

Due ore. Tanto è durato l’incidente probatorio voluto dalla procura di Como per cristallizzare i ricordi della donna bulgara di 58 anni vittima della brutale aggressione sessuale all’interno di una cabina del telefono di via Auguadri, accanto al Tribunale cittadino. Ed è stato proprio nel palazzo di giustizia che ieri mattina la vittima e il suo presunto aguzzino, il quarantunenne pakistano Ghulam Shabbir Imran, si sono ritrovati a pochi passi l’uno dall’altra, seppur l’uomo fosse occultato alla vista della donna in quanto audizione protetta.

Operata due volte

La vittima ha ripercorso quanto avvenuto in quel drammatico sabato di inizio agosto, con un racconto che sarebbe stato ritenuto sostanzialmente sovrapponibile a quando era già stato ipotizzato nelle scorse settimane. «Non abbiamo presentato alcuna istanza – ha poi commentato alla fine l’avvocato Corrado Leoni, per conto della difesa – Non è ancora questo il momento».

Leggi anche

L’incidente probatorio è durato, come detto, circa un paio di ore. Ora la palla passerà al pm Antonio Nalesso che sta curando il fascicolo sullo stupro di via Auguadri.

La signora si trova oggi in una comunità protetta, nel tentativo di riprendersi dopo il trauma subito. È già stata operata due volte, e potrebbe essere necessario anche un terzo intervento chirurgico. Possibile che venga a questo punto chiesta anche una consulenza medica per valutare la prognosi e i danni subiti che sono comunque senza dubbio ingenti.

L’indagato ha poi fatto rientro nel carcere di Pavia dove si trova detenuto in seguito al trasferimento dal Bassone effettuato già qualche settimana fa.

In quella drammatica serata di sabato, a salvare la donna bulgara di 58 anni erano state due ragazze straniere che lavorano in città. Tenendosi a distanza, erano corse nel vicino chiosco per lanciare l’allarme. Quando i carabinieri del Radiomobile erano arrivati in via Auguadri, il pakistano già non c’era più. Fu ritrovato poco dopo seduto su una panchina di viale Varese, ancora imbrattato di sangue. I vestiti dell’uomo erano stati posti sotto sequestro al pari del marsupio. Nel video che l’ha incastrato ripreso dal sistema di sorveglianza del Tribunale di Como l’uomo si era presentato nella cabina di via Auguadri già con la donna alle 18.30, per ripararsi dalla pioggia che in quel momento cadeva sulla città.

L’abuso invece era avvenuto intorno alla mezzanotte. Nel video lo stupro non si vede, si intuisce solo la donna tenuta a forza dentro la cabina. Si vedono invece i calci sferrati dal pakistano, che poi pare allontanarsi per tornare subito dopo indietro, trascinare con la forza la vittima fuori dalla cabina per poi buttarla dentro in una seconda e proseguire nell’abuso.

Nessuno intervenne

Agghiacciante fu la scena che si presentò ai soccorritori, con la signora bulgara seduta in una enorme chiazza di sangue. Il fatto di cronaca aveva sconvolto la città e non solo per la sua brutalità e per il fatto che fosse a ridosso del centro storico, ma anche perché molti cittadini erano passati accanto alla cabina dove avveniva lo stupro senza tuttavia decidere di intervenire in soccorso di quella povera donna.

© RIPRODUZIONE RISERVATA