Cercò di uccidere la moglie con la spada. Ora vuole patteggiare 4 anni e 8 mesi

L’inchiesta Comasco di 41 anni il giorno dell’Epifania ferì gravemente la consorte senza un perché. In carcere ha iniziato un percorso terapeutico: i risultati decisivi per la decisione sulla pena

Quel colpo di spada all’addome aveva sfiorato l’aorta. Pochi centimetri, e la vittima dell’aggressione, una donna di 55 anni, sarebbe stata uccisa. Un paio di interventi chirurgici le hanno salvato la vita. Ora l’autore del ferimento, il marito di 41 anni, ha deciso - per il tramite del suo avvocato, Francesca Binaghi - di chiedere di poter patteggiare il tentato omicidio con una pena finale di 4 anni e otto mesi di carcere.

Si avvia verso la conclusione - anche se l’udienza preliminare difficilmente sarà fissata prima del prossimo settembre - l’incredibile e per molti versi assurda vicenda avvenuta nel pomeriggio del giorno dell’Epifania in una casa di via Magenta.

Dove, per cause mai chiarite ma con ogni probabilità legate a un’assunzione di sostanze stupefacenti, Roberto Lusenti ha afferrato la spada che aveva in casa e l’ha usata per colpire la moglie. La donna stessa, quando si era risvegliata dopo il primo intervento chirurgico subito, aveva chiamato l’avvocato per chiedere di assistere il consorte, dicendo: «Mio marito ha fatto un casino, aiutatelo». L’uomo, nei mesi scorsi, era stato anche esaminato da una psicologa e da una neuropsichiatra, perché inizialmente si era ipotizzata la possibilità che avesse agito in stato di incapacità. Dopotutto gli agenti della polizia, intervenuti prontamente, lo avevano trovato in stato confusionale e sotto choc. In realtà non ci fu alcuna incapacità di intendere e di volere, e così la Procura - il pm è Giuseppe Rose - ha proseguito nel contestare al marito il reato di tentato omicidio aggravato dal vincolo di parentela.

Un’ipotesi che, Codice penale alla mano, risulta particolarmente grave con pene decisamente alte. Tanto che il patteggiamento a 4 anni e 8 mesi è il minimo possibile per quel tipo di reato, quel tipo di aggravante e considerando tutti gli sconti del caso per la scelta del rito. La stessa Procura, in ogni caso, ha già dato il proprio assenso al patteggiamento e ora il fascicolo è passato negli uffici del giudice delle udienze preliminari, in attesa - appunto - dell’udienza che dovrebbe essere fissata nel prossimo mese di settembre, quando il magistrato deciderà se ratificare o meno il patteggiamento.

Il percorso terapeutico

Nel frattempo Lusenti si ritrova agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Il giudice aveva concesso all’uomo di uscire di carcere, dopo aver raccolto il parere favorevole dello stesso pubblico ministero, anche sulla base delle relazioni relative ai percorsi terapeutici intrapresi dall’indagato nei mesi trascorsi al Bassone, percorsi che avrebbero prodotto effetti positivi, lasciando sperare in un cammino proficuo anche da qui in avanti. Anche alla luce di questo aspetto la Procura ha accettato di trovare un accordo di patteggiamento sui minimi della pena per un reato così grave come il tentato omicidio della propria moglie.

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