Che fine hanno fatto i benzinai? Chiusi in dieci anni trenta distributori sul territorio

I dati In provincia da 133 a 98, serrande giù anche in città. Maroni: «Momenti difficili tra Covid, rincari ed elettrico». Como terza in Lombardia per il diesel, settima per la verde

Aree occupate fino a qualche anno fa da distributori di carburante già bonificate, altre con gli impianti presenti ma transennati e chiusi. Sono immagini che si vedono sempre più spesso in provincia e anche nel capoluogo (in convalle i distributori aperti sono meno delle dita di una mano). Supportate anche dai numeri: in una decina d’anni a livello provinciale il numero dei distributori è passato da 133 a 98. Trentacinque in meno. Dodici sono quelli attualmente presenti nel capoluogo, dove in tempi recenti hanno chiuso in tre.

Daniela Maroni, presidente provinciale Figisc Confcommercio e vice presidente nazionale nel commentare i dati parla di «momento molto difficile per la categoria».

I motivi

E spiega: «Le cause che hanno portato e stanno portando a chiusure sono diverse. C’è innanzitutto un grande problema per quello che è il margine del gestore a cui va aggiunto il Covid. Meno carburante erogato e prezzi altissimi che hanno richiesto un investimento di capitale forte». Gli impianti acquistano infatti in anticipo il carburante dovendo investire cifre molto consistenti. «Le compagnie petrolifere adesso si stanno sedendo ai tavoli e quindi c’è una piccola ripresa, ma come ho detto la situazione è complicata. Non va nemmeno trascurato l’impatto delle macchine ibride ed elettriche (le stime parlando di riduzione di un terzo della vendita di carburante, ndr), quello delle pompe bianche e inoltre il prezzo tra Italia e Svizzera non consente per ora spiragli per la riattivazione della carta sconto».

Analizzando i costi tra Como e la Svizzera (in particolare Pizzamiglio) un litro di verde si acquista (pagando in euro e in contanti a 1,76 con un risparmio che si è andato assottigliando rispetto al capoluogo e compreso, a seconda del distributore della città, tra i sette e gli undici centesimi al litro. Questo vuol dire, su un pieno di 40 litri, un minor costo complessivo che va tra 2,8 e 4,4 euro: non abbastanza a giustificare il tempo per andare e tornare per chi non è frontaliere e si trova, quindi, già oltreconfine. Rispetto alle zone di cintura e al canturino inoltre il costo della benzina è più coveniente in Italia: si trova infatti a 1,72 euro al litro nel Marianese, 1,75 nel Canturino e sulla statale dei Giovi, a ridosso del capoluogo. Di contro il prezzo più alto a livello provinciale è pari a 1,88 euro al litro. Sul fronte del gasolio, invece, il prezzo si conferma più basso in Italia, anche a Como città dove si trova a 1,69 euro contro 1,89 oltre la dogana.

Il confronto

Intanto Como nella classifica che prende in considerazione i dati medi di tutte le province italiane stilata da Staffetta Quotidiana vede nettamente migliorata la sua posizione rispetto all’inizio dell’anno, quando risultava tra le più care della Penisola. A fine gennaio era al terzo posto per un litro di gasolio e quarta per la verde. In entrambi i casi primi in Lombardia (per la benzina condiviso con Milano). Adesso (dati di venerdì 19 maggio) a livello nazionale il Lario si piazza a metà classifica per la benzina (posizione numero 34 per andando in ordine crescente) e più avanti per il diesel (posizione numero 64 su 105 province rilevate). In Lombardia invece il Comasco resta tra le zone più care: terza per il diesel (dopo Milano e Varese) e settima per la benzina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA