Comasca truffata da un finto legale: radiato dal 2001, riceveva al fast food

Il processo L’ex avvocato condannato a restituire oltre 22mila euro versati dalla cliente - Si è difeso protestandosi innocente: «Le aveva dato consigli personali, non professionali»

La signora – 72 anni – aveva avuto dei problemi con l’Agenzia delle Entrate di Como, nati dopo una successione risalente al 1998. Vicenda cui avevano fatto seguito delle iscrizioni ipotecarie di Equitalia su due proprietà. La donna, non sapendo come muoversi e fidandosi di alcuni amici, aveva così contattato un avvocato del foro di Monza, chiedendogli cosa si potesse fare e ricevendo in cambio delle ampie rassicurazioni, sia in merito all’Agenzia delle Entrate sia su Equitalia.

Iniziò in quel modo, con un incontro che – visto oggi, a bocce ferme, fa un po’ sorridere visto il luogo in cui avvenne, ovvero al McDonald’s di Lainate – mise di fronte la signora all’avvocato Antonio Preiti, originario della Calabria ma con studio – a suo dire – a Milano, che ha trovato l’epilogo amaro in un’aula di giustizia del Tribunale di Como. Secondo la procura lariana infatti – ed anche per il giudice monocratico Valeria Costi – quell’uomo non era un avvocato, o quantomeno non lo era più da 12 anni, da quando cioè era stato radiato dall’Albo degli Avvocati di Monza e Brianza con una decisione del 5 novembre 2001.

Quell’uomo insomma, seppur in passato legale a tutti gli effetti, non avrebbe potuto firmare ricorsi e atti tipici della professione forense proprio come – ad esempio – i ricorsi presentati di fronte alla Commissione Tributaria provinciale di Como che tra l’altro furono respinti. Insomma, l’accusa per il settantenne è stata quella di aver esercitato la professione senza tuttavia averne i requisiti, dunque in modo abusivo.

Le indagini avevano poi permesso di scoprire che lo stesso avvocato era stato condannato da un altro tribunale per la stessa tipologia di reato. Insomma, la vicenda è approdata anche a Como con la condanna decisa dal giudice lariano a 800 euro di multa, con anche però il risarcimento del danno alla parte lesa (rappresentata dall’avvocato Gianluca Giovinazzo) quantificato in 22.750 euro, ovvero i soldi che la signora aveva versato nel tempo a quello che avrebbe dovuto risolverle le pratiche legali.

La storia nacque il 27 luglio 2017 con la denuncia querela della vittima fatta direttamente in procura a Como. A convincerla era stato un tributarista che aveva consultato – vista la sequenza di ricorsi respinti – e che aveva espresso dubbi sulla bontà delle pratiche presentate. La stranezza, come detto, era comunque già emersa con quegli appuntamenti (almeno una ventina) al McDonald’s, anche se l’avvocato si era sempre giustificato dicendo che, visto che lo studio era Milano, era meglio lì per evitare alla propria cliente problemi di traffico. L’uomo nel corso del processo si è fatto interrogare, negando ogni addebito e dicendo che la donna, che conosceva molto bene, le aveva solo chiesto un aiuto e che lui si era permesso di darle dei consigli, un parere personale e non professionale. Il giudice di primo grado, tuttavia, non gli ha creduto arrivando a condannarlo e a disporre il risarcimento del danno in favore della donna comasca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA