Como è il luogo prediletto dalle mafie. L’allarme della Regione: «In città alta incidenza di estorsioni»

La relazione Il Lario territorio ad altissimo rischio. Qui percentuali di estorsioni il doppio della Lombardia: «La ’ndrangheta aiuta gli imprenditori ad evadere»

«La provincia di Como è da decenni luogo prediletto del crimine organizzato». Incipit più chiaro (e inquietante) non potrebbe esserci. Soprattutto perché compare su un documento ufficiale della Regione Lombardia: il “Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia”, pubblicato nei giorni scorsi. Un dossier che inserisce la nostra provincia, insieme a Milano e Monza-Brianza, tra quelle con l’indice di rischio più alto sul fronte della criminalità organizzata. I motivi? Storici - già nel 1976 «si parlava di una camera di passaggio, ovvero un organo con il compito di valutare l’apertura di nuove locali» con radici in quel di Fino Mornasco - geografici - essere un passaggio obbligato tra Milano e la Svizzera - ma anche economici.

Su questo aspetto la relazione, riportando le voci degli investigatori dell’antimafia, sottolineano come «la ’ndrangheta risponde alla domanda di evasione del tessuto imprenditoriale lombardo e impone il metodo mafioso per creare monopoli e utilizza fatture false ed evasione fiscale per sbaragliare la concorrenza degli imprenditori onesti. Quella che emerge è una ’ndrangheta dalla struttura complessa, poiché riesce a occultare gli illeciti tramite professionisti pronti ad adottare qualsivoglia tecnica per riciclare denaro sporco e reinvestirlo».

Nate per fallire

Ci sono passaggi, nella relazione, particolarmente allarmanti per ciò che riguarda le realtà imprenditoriali: «Il mondo dell’imprenditoria e il mondo della ’ndrangheta conoscono la logica dei profitti che è il linguaggio comune di questi due mondi, inoltre vi è un rapporto timoroso tra imprenditoria e Stato, c’è una resistenza a rivolgersi a quest’ultimo». E ancora «negli ultimi anni sono aumentate le imprese “nate per fallire”» e questo anche grazie a «professionisti, in particolar modo commercialisti. Sono questi ultimi a creare società destinate a fallire, raffinati meccanismi di evasione e di riciclaggio». La relazione lancia un allarme chiaro: «L’omertà o meglio la collaborazione di professionisti che non segnalano operazioni sospette crea un grave danno alla collettività».

I dati

Sul fronte dell’analisi dei reati, la relazione pone l’accento in particolar modo sulle estorsioni che nella città di Como hanno un’incidenza (32 casi ogni centomila abitanti nel 2017 scesi poi 15 contro i 10/12 del resto della Lombardia) ben più alta «della media della Regione e del Nord-ovest della Lombardia».

«Preoccupante - si legge inoltre nella relazione - il dato dell’assenza di denunce nel capoluogo di provincia che dal 2017 al 2020 è pari a zero». E dopotutto «l’usura è un reato sommerso, poiché prevalgono i sentimenti di paura, omertà e condizionamento». Alti, invece, i dati sui danneggiamenti in seguito a incendio, tipicamente uno di quei reati spia sulla presenza della criminalità organizza su un territorio con ben 9 casi ogni centomila nella città di Como contro una media Lombarda decisamente più bassa. Infine il dato sulle operazioni antimafia che hanno interessato il nostro territorio: ben dodici negli ultimi quattro anni.

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