Como senza Taxi, proposta del sindaco Rapinese: «La Provincia ci dia le licenze non usate»

Turismo L’inizio delle stagione ripropone il problema. «Quest’anno andrà peggio, meno pullman e battelli». Confartigianato: «Troppi problemi strutturali in città»

«La Provincia dia a Como le licenze inutilizzate dagli altri comuni». Agli albori della nuova stagione turistica, che si annuncia ancora più straordinaria di quella dell’anno scorso, Comune e associazioni di categoria si muovono per cercare di prevenire i problemi che nel 2022 hanno causato tanti problemi a turisti e operatori, spesso costretti a portare i clienti a destinazione in mancanza di mezzi pubblici.

«A dire il vero non ci siamo mai fermati - dice Alessandro Rapinese - ci siamo incontrati per tutto l’inverno, a livello locale ho trovato la massima collaborazione dai taxisti. D’altra parte è nell’interesse di tutti che le cose funzionino meglio».

Altro discorso, dice il sindaco, a livello nazionale: «La normativa sembra fatta apposta per tutelare la categoria piuttosto che l’utenza - dice - e purtroppo il Comune in tutto questo ha un ruolo marginale».

In attesa che l’iter per ottenere nuove licenze faccia il suo corso - le 45 in dotazione alla città sono ferme da 50 anni, ne dovrebbero arrivare altre 14 ma non prima del 2025 - per ora il tentativo di intervenire sui turni o di cambiare le regole del servizio è rimasto lettera norma, perché ci sono vincoli normativi: «Se potessi obbligare i taxi a fare servizio solo sul territorio cittadino avrei risolto quasi tutti i miei problemi, ma non posso. Per ora abbiamo chiesto all’Amministrazione provinciale di portare a Como tutte le licenze non utilizzate dagli altri comuni del territorio».

La domanda di prestazioni a Como è aumentata circa del 30% dal 2019 al 2022, e il trend ha tutta l’aria di voler proseguire la sua corsa in salita. L’estate, per Rapinese, si annuncia complicata: «Le prospettive del turismo sono ottime, ma sia l’azienda del trasporto pubblico locale su gomma che la Navigazione hanno grossi problemi di personale e potrebbero non riuscire a garantire lo stesso numero di corse dell’estate scorsa. Avremo più turisti e meno mezzi. Il tema delle licenze non è risolutivo, perché il fabbisogno di Como alla luce delle prenotazioni in arrivo è esponenziale. Il vero nodo, come sempre, è che il trasporto pubblico dovrebbe funzionale nel suo complesso, i taxi dovrebbero essere un elemento che va a integrare bus e battelli, non l’unico servizio al servizio del turismo».

Il tema è questo anche secondo Francesco Mattei, referente della categoria per Confartigianato: «Certo che c’è dialogo con l’amministrazione comunale, ma la soluzione del problema non dipende da noi - spiega - Il problema è che se a Como arrivano 500mila persone e la città è strutturata per gestirne 50 mila, o se per strada ci sono cinquanta cantieri, allora diventa difficile garantire un servizio. In questi giorni con i lavori sul lungolago sapevi quando partivi ma non quando tornavi. L’aumento della domanda per noi tassisti non è legato solo all’incremento dei turisti, ma soprattutto alla penuria di bus e battelli».

Di sera senza trasporti

Il servizio taxi è quindi «l’ultima ruota del carro» di un sistema che non regge più: «Ma è possibile che in una città turistica l’ultimo treno per Milano sia alle 23.30? - si chiede ancora Mattei - Ieri sera alle 21.45 mi sono capitati dei clienti che dovevano andare sul lago e non c’erano più nè pullman nè battelli. Il turista vorrebbe viaggiare con il mezzo pubblico, non con il taxi, che gli costa molto di più. ma spesso non ha scelta. E noi per portarlo dove chiede facciamo mancare la nostra presenza in città».

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