Da pendolari non si può mai stare tranquilli: cinque passaggi a livello, in un giorno 60 chiusure e tutti fermi per 15 ore

Il caso Nei giorni feriali transitano tra i 59 e i 64 treni e le attese variano dai 2,15 ai quasi 5 minuti ogni volta. Le situazioni peggiori a Como Borghi e in via Scalabrini

Non c’è passaggio a livello in città - e in totale sono cinque - in cui non si incontrino comaschi fermi davanti alle sbarre abbassate e stufi di attendere il passaggio del treno. A due anni e mezzo dall’entrata in vigore delle nuove normative, che hanno più raddoppiato i tempi di attesa, le cose non sono migliorate.

Secondo i dati ufficiali in piazza del Popolo le sbarre restano ferme per 2 minuti e 30 secondi, davanti al Comune per 2 minuti e 45 secondi e a Sant’Orsola per 2 minuti e 15 secondi. Dai tre passaggi a livello nei giorni feriali passano 59 treni. Questo significa, facendo dei conti al ribasso, 2 ore di sbarre giù tra le 5 del mattino e le 22 in ciascuno dei tre punti. Vale a dire sei ore complessive.

Le zone più complicate

A Borghi la situazione è ancora più complicata poiché le sbarre restano abbassate tra i 4 e i 5 minuti, ma ci sono momenti in cui si rialzano per meno di 30 secondi e riscendono subito per il passaggio del treno in direzione opposta e altri in cui rimangono giù finché entrambi i convogli non sono passati. A Borghi, tra l’altro, passano alcuni treni in più (alcuni infatti hanno come capolinea proprio la fermata di piazzale Gerbetto e non Como Lago). Si tratta, sempre nei giorni feriali, di 64 treni. Questo significa circa 5 ore giornaliere con il passaggio a livello bloccato. In questa stazione è previsto un sottopasso pedonale, ma ci vorranno ancora tre anni di tempo per vederlo realizzato. Infine, fuori dalla convalle, c’è Camerlata. Le sbarre di via Scalabrini, secondo un test effettuato ieri, stanno abbassate circa 4 minuti e 45 secondi. In pratica, complessivamente, sono quasi 5 ore al giorno e le lamentele non si fermano, visto che c’è contesta anche un problema per coloro che devono svoltare verso destra in via Repubblica Romana e sono, invece, costretti a fare la coda per evitare di andare contromano rischiando incidenti. La seconda lamentela riguarda invece i passaggi di due treni in direzioni opposte: non sono rare le attese maxi, che arrivano a sfiorare i 10 minuti.

Insomma, vuol dire che sommando tutti e cinque i passaggi a livello del capoluogo le sbarre restanno complessivamente abbassate per circa 15 ore giornaliere (stimate al ribasso).

Problema di norme

Una situazione che è già stata segnalata più volte, ma che è irrisolvibile a meno di investimenti milionari che non è nemmeno detto si possano realizzare. Lo stesso sindaco Alessandro Rapinese spiega di aver scritto più volte agli enti e alle società competenti ma di aver sempre ricevuto la stessa risposta. «Io stesso - racconta - resto fermo a volte in viale Lecco anche per dieci minuti, durante i quali mi fermo a chiacchierare con i cittadini. Al di là del momento conviviale, però, è chiaro che c’è un disagio. Sono il primo ad essere imbufalito, ma come Comune non possiamo fare nulla perché si tratta di normative nazionali e i tempi previsti sono quelli minimi nel rispetto delle normative. Il sistema pregresso, ci è stato risposto, non rispettava le norme. Anche pensare a sottopassi, al di là dei costi, ci ritroveremmo con reperti archeologici e si bloccherebbe subito tutto». Rapinese è scettico anche su un ipotetico stop di tutti i treni a Borghi, decisione che, tra l’altro, non dipende da Palazzo Cernezzi: «Verrebbe meno l’interscambio con la funicolare, i bus di piazza Matteotti e i battelli».

L’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie aveva spiegato che prima «se il passaggio a livello non si chiudeva, il treno passava comunque. Ora invece in caso di guasto il treno viene informato automaticamente e viene bloccato finché il passaggio a livello rimane aperto. È chiaro il vantaggio in termini di sicurezza».

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