Davide ha fretta di nascere. Il parto in auto in un parcheggio sulla Varesina

La storia Mamma Sara: «Stavamo andando in ospedale, non ha aspettato». Dopo Camerlata l’evento. «Ho gridato: fermati! Pochi secondi ed eccolo»

A casa Gargenti, Lena e Lia, da sabato sera, hanno un nuovo gioco preferito: imitare la mamma mentre le si rompono le acque. «Pensavo che partorire in auto fosse da sprovvedute: chiedo scusa a tutte le mamme a cui è successo...». Mentre Sara Bordoli, giovane dottoressa comasca, racconta al telefono la storia del figlio Davide e della sua fretta di venire al mondo, lui - il protagonista - si fa sentire in sottofondo con piccoli vocalizzi e qualche vagito. Quasi a voler reclamare anche lui un commento su quel parto avvenuto in Varesina, nel parcheggio di fronte all’Esselunga, mentre papà Simone al telefono con il 118 passa da un «sta per nascere» a un: «Ah no, è nato».

Il racconto

«Davvero non pensavo sarebbe andato tutto così veloce - racconta Sara, fino ad aprile medico di famiglia a tempo nell’ambulatorio di Cernobbio - Abbiamo già due bimbe e avevamo trascorso il sabato insieme, partecipando al bel progetto in via Natta, dove abbiamo disegnato e giocato. Rientrati a casa alle 18 sento qualche contrazione e dico: “Vado fare un bagno, vediamo se si fermano”». L’esatto contrario: «Allora decidiamo di andare in ospedale. Il tempo di chiamare mia mamma e mio suocero per stare con le nostre bimbe e partiamo da casa. Scendo e proprio mentre sono davanti alla porta d’ingresso mi si rompono le acque: tipo film, ha presente?». Simone, il papà, corre a prendere un buon numero di asciugamani (saranno provvidenziali in attesa dell’arrivo dell’ambulanza): «Le mie figlie, che hanno visto tutta la scena, da ieri (sabato ndr) continuano ad imitarmi» ride Sara.

Papà, mamma e la nonna materna salgono in auto, direzione Sant’Anna: «All’altezza dell’Archivio di Stato dico: “C’è qualcosa che non va...”. Quindi al semaforo di viale Innocenzo comunico: “Mamma, sento la testa...”. Lei, madre di quattro figli, mi tranquillizza dicendomi che è normale, nulla di cui preoccuparsi. Allora, povero Davide, l’ho ricacciato dentro». Altra risata. A quel punto Simone lancia la telefonata al 118 «per dire che stavamo arrivando». Mentre l’operatore della centrale operativa chiede le informazioni del caso, Sara urla: «Fermati fermati fermati». Sono agli inizi della Varesina. Nel parcheggio tra piazza Camerlata e l’incrocio con via Badone. Ricorda lei: «Non so con quale istinto, mi sono girata e Davide è sgusciato fuori e, di fatto, si è seduto sul sedile. A quel punto sento Simone che dice al telefono: “Sta per nascere... ah no, come non detto... è nato”».

Mamma Sara è divertita, mentre ricorda quei momenti: «Davide piangeva, si muoveva, aveva gli occhi aperti... io ero tranquillissima, mia madre invece era completamente sotto choc. In attesa dell’ambulanza abbiamo avvolto Davide negli asciugamani, perché peraltro faceva davvero freddo». Dopo pochi minuti, ecco l’ambulanza. Mamma e figlio vengono avvolti nella coperta termica.

«Arrivata in ospedale mi aspettavano tutti - continua Sara - Siamo entrati in sala visite, e il ginecologo di turno alla fine ci dice: “La scheda più facile del mondo”». Tutto liscio, insomma. O quasi: a incepparsi è solo la burocrazia. «Non sapevano dove far risultare la nascita - dice divertita Sara - Perché di fatto Davide è venuto alla luce nel Comune di Como, ma il cordone ombelicale è stato tagliato al pronto soccorso del Sant’Anna. Alla fine temo che San Fermo ci scipperà anche questa nascita, all’anagrafe».

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