Disco orario “truccato”
per beffare la ztl
Condannato per truffa

Un automobilista comasco punito per avere cercato di aggirare il divieto attraverso l’utilizzo di un disco automatizzato

Non ce l’ha fatta a ribaltare in Cassazione la sentenza del Tribunale di Como. E così il trucco, ideato da un automobilista comasco per aggirare il limite orario della sosta nella zona a traffico limitato, ha finito per costargli carissimo: 22.500 euro di multa (in sostituzione di una pena di 3 mesi di detenzione).

La sentenza

Si è conclusa con una condanna in via definitiva per truffa la vicenda che ha visto protagonista un comasco di 50 anni, che di fronte alla difficoltà di trovare un posto auto in centro città ha pensato di poter aggirare l’ostacolo delle limitazioni al suo permesso con un disco orario truccato, di quelli a pile che cambiano di ora senza bisogno di un intervento esterno. La vicenda risale alla primavera del 2017. Fino alla fine dell’anno prima, l’automobilista comasco aveva potuto tranquillamente parcheggiare la sua auto in centro storico in quanto residente. Nel 2017 però le regole cambiano e lui dimentica di presentare tempestivamente una richiesta che gli avrebbe consentito di continuare a lasciare, senza problemi, la propria vettura in sosta nella zona a traffico limitato.

In quanto residente, il Comune gli concede ugualmente un pass con limitazione oraria: 45 minuti al massimo, il tempo per il carico e scarico, siccome non è titolare di posto auto in centro.

In Tribunale, a Como, l’uomo ha ammesso: «Ero costretto a barcamenarmi, avevo anche cercato invano dei garage e o erano tutti troppo lontani oppure troppo costosi». Un giorno viene a sapere dell’esistenza di dischi orari automatizzati, di quelli in grado di aggiornare da sé, grazie a un meccanismo azionato da delle pile, l’ora di inizio della sosta. Quindi si connette al web e lo ordina. All’inizio lo stratagemma sembra funzionare, ma in primavera una pattuglia della polizia locale impegnata nel controllo delle auto in sosta nel centro storico si insospettisce. La presenza quotidiana e costante di quell’auto con pass residenti ma con limite orario, non passa inosservata. Durante un turno serale la pattuglia annota la presenza dell’auto in sosta e, tre ore dopo, la rivede con il disco orario sempre in regola, ma senza che l’auto fosse mai stata spostata da lì.

La scoperta da parte degli agenti

Il giorno dopo l’agente che aveva annotato la stranezza decide di tornare a controllare. Trova ancora la vettura e si piazza in attesa del proprietario. Dopo due ore di attesa vana - ma nel corso delle quali ha potuto constatare che come per magia il disco orario era sempre piazzato sull’ora di arrivo corretta - decide di fare il controllo sul titolare e di presentarsi a casa sua.

Oltre alla multa, al ritiro del pass e al sequestro del disco orario, l’automobilista si è così ritrovato denunciato per truffa aggravata ai danni del Comune di Como. A nulla è valso il tentativo del difensore di chiedere la non punibilità per speciale tenuità del fatto: anche la Cassazione, infatti, ha dato ragione al giudice di Como. E condannato in via definitiva l’automobilista a pagare una multa che suona più costosa di un posto auto in centro.

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