Ecco cosa si nasconde dietro le offerte di lavoro in città: «Paga bassa e ore in nero»

L’inchiesta Tutti offrono un’occupazione, ma il nostro test porta a esiti sconfortanti. A 44 anni zero chance, e a una mamma proposte 40 ore settimanali per 1300 euro lordi al mese

06:42

Le eterne offerte di lavoro esposte in vetrina sono uno degli argomenti più discussi tra i lettori del nostro quotidiano dopo il test effettuato per le strade di Como insieme a tre donne comasche, distribuendo curricula nei negozi del centro che sono in cerca di personale. Il test continua e a distanza di settimane dalla ricerca lavoro con Erica di 20 anni, Maria di 35 e Laura di 44 anni. Ecco cos’è successo dopo la consegna dei curricula.

Come vi abbiamo raccontato, Laura cerca lavoro da settembre, ha 44 anni e una lunga esperienza come cassiera. A distanza di tre settimane dall’esperimento, dei dieci negozi in cui si è presentata, nessuno l’ha più richiamata. «Il mondo del lavoro è fermo, nessuno fa sapere nulla. Una delle titolari che abbiamo incontrato mi aveva invitata a scrivere nella mail di invio del curriculum che ci eravamo parlate e che eravamo rimaste d’accordo per risentirci… Dopo settimane di silenzio, ho deciso di chiamare io per sapere se avesse preso in considerazione la mia candidatura. Mi ha risposto che non aveva ancora avuto modo di leggere il curriculum».

Il risultato deludente del nostro test per lei non è altro che la conferma di un trend osservato in mesi e mesi di ricerca lavoro. E se la risposta che si è data è che la causa del disinteresse dei gestori nei suoi confronti è l’età, lo stesso non si può dire per Maria e per Erica. Maria, 35 anni, sposata con un figlio di 8 anni, con esperienza, durante la consegna curricula è stata presa in considerazione per una prova in due diversi negozi del centro.

«La prima prova è andata bene – spiega – La proposta che mi è stata fatta è di un tempo pieno di 40 ore distribuite su sei giorni alla settimana, con uno stipendio di 1300 euro». Non basta, Maria racconta come, nel corso della discussione del contratto, le sia stata presentata anche la possibilità di lavorare qualche ora in più dietro retribuzione in nero. «La giustificazione della proprietaria è stata “Io vengo incontro ai miei dipendenti, ma anche voi dovete venire incontro a me”». Maria non accetterà questo posto di lavoro: il suo attuale contratto a chiamata, se congiunto con un part time, le permette infatti maggiori entrate e maggiore flessibilità: «Un lavoro stabile a tempo pieno sarebbe la soluzione ideale, ma non credo che 1300 euro per 40 ore settimanali, magari anche di più, sia il compenso corretto per una donna con famiglia. Non sono pretenziosa, ma se devo passare così tanto tempo lontana da mio figlio credo che almeno le condizioni di lavoro debbano essere soddisfacenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA